Rapporti di lavoro finti, in modo da garantire alle aziende la possibilità di denunciare all’Inps dati non veriteri e disponibilità di terreni non corrispondenti al vero, e ai lavoratori la garanzia di avere assicurate indennità di disoccupazione, prestazioni per malattie e maternità, assegni familiari e contribuzioni pensionistiche. Per un danno economico alle casse pubbliche quantificato in 400mila euro. È quanto ha scoperto la Guardia di finanza sui Nebrodi, tra i Comuni di Ficarra, Gioiosa Marea, Librizzi e Sant’Angelo di Brolo.
Sono due le imprese coinvolte e presunte artefici della truffa, entrambe operanti nel settore della coltura di frutta a guscio e olivicolo. In totale sarebbero 191 i falsi braccianti agricoli e 26mila le giornate lavorative dichiarate ma in realtà mai svolte. Sono stati i militari della tenenza di Patti ad alzare il velo della truffa, a conclusione di nove mesi che li hanno visti impegnati in due distinte operazioni. A garanzia della restituzione delle somme sottratte illecitamente all’Inps, è stato effettuato un sequestro su trenta ettari di terreni, tra Sant’Angelo di Brolo e Librizzi, per un valore di 300mila euro.
La prima attività delle Fiamme Gialle è partita con l’obiettivo di accertare l’effettiva esistenza e la reale operatività di un’azienda agricola. E gli accertamenti avrebbero fatto rilevare la fittizietà dei rapporti di lavoro instaurati tra il titolare della stessa azienda e cento braccianti dipendenti. Nel corso dei controlli, inoltre, è emerso che undici di queste persone erano state assunte, in un periodo differente, anche da un’altra azienda agricola operante nella stessa zona e nel medesimo settore. Pertanto, le indagini sono state estese a questa seconda ditta individuale, e anche qui sono stati individuati altri novantuno lavoratori agricoli assunti solo sulla carta.
Le indagini, che hanno preso in esame gli anni 2013 e 2014 su terreni di Gioiosa Marea, Librizzi, Ficarra, S. Angelo di Brolo e Sinagra, hanno dimostrato come le due ditte abbiano documentato un fabbisogno di lavoro nettamente superiore a quello effettivamente necessario, quantificato complessivamente in ventiseimila giornate lavorative fittizie. Di conseguenza i due titolari delle imprese coinvolte, C.G. di 67 anni e F.N. di 36 anni, residenti rispettivamente a San Pier Niceto e Raccuja, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Messina, in concorso con i 191 falsi braccianti agricoli. Devono rispondere del reato di induzione al falso del pubblico ufficiale e truffa ai danni degli enti previdenziali che prevede la reclusione da uno a cinque anni.
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