Un anno, forse anche di più, nel quale la Regione non ha fatto nulla. Pur sapendo che i terreni demaniali, utilizzati per i pascoli, venivano concessi senza gara a evidenza pubblica, né tantomeno richiedendo certificazioni antimafia da parte dei gestori. A undici giorni dall’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, e dal coro di solidarietà che ne è seguito da parte di istituzioni e politica, documenti interni agli uffici dell’allora dipartimento Azienda foreste demaniali – oggi dipartimento dello Sviluppo rurale e territoriale – dimostrano come i vertici regionali già nel novembre 2012 fossero stati messi in condizione di conoscere la situazione sui monti messinesi, e non solo. A partire dal governatore Rosario Crocetta, all’epoca appena eletto alla guida della Sicilia.
Proprio il neopresidente, dopo essersi insediato a Palazzo d’Orleans, aveva chiesto a tutti i dipartimenti una relazione sulle attività svolte in quell’anno. Un modo per fotografare lo stato dell’arte della burocrazia regionale. A rispondere alla richiesta fu, appunto, anche l’Azienda foreste demaniali. Con un documento, giunto sul tavolo di Crocetta, in cui venivano descritti i risultati ottenuti e, di pari passo, gli obiettivi che il dipartimento si prefiggeva e per i quali chiedeva il supporto della politica.
Tra questi anche l’invito a rivedere le concessioni demaniali che «diversamente dal passato» sarebbero dovute essere gestite «tramite gara a evidenza pubblica». Ovvero quello che da un anno e mezzo Antoci e il sindaco di Troina Fabio Venezia – il primo a volerci vedere chiaro sulla questione pascoli, e per questo finito nel mirino delle cosche locali – cercano di fare, a partire dalla revoca delle concessioni in odor di mafia e la firma del protocollo di legalità con la prefettura di Messina. In quella comunicazione, l’Azienda foreste – pur non facendo esplicito riferimento a possibili ingerenze di Cosa nostra – spiegava che la misura era fondamentale per «perseguire gli inderogabili obiettivi di trasparenza e legalità».
Davanti a questa richiesta, la Regione rispose con il silenzio. E una conferma indiretta di tale inerzia arriva dallo stesso sindaco di Troina che, eletto a giugno 2013, iniziò a lavorare sulla questione pascoli poco dopo. «Il presidente Crocetta interviene quando arrivano le prime minacce a lui e ad Antoci a dicembre 2014 – dichiara Venezia a MeridioNews -. Io già prima avevo subito pressioni. Non anonime, soggetti malavitosi si presentarono davanti a me a maggio 2014». Il primo cittadino aggiunge di non aver avuto dialogo con Crocetta fino alla firma del protocollo di legalità, ovvero due anni dopo la comunicazione dell’Azienda foreste demaniali. «Quando abbiamo iniziato questa denuncia, nel giugno 2013, eravamo soli. E così è stato fino all’estate dell’anno successivo».
Sulla questione anche Antoci conferma che l’interessamento diretto della Regione arriva almeno un anno dopo. «Parlai a Crocetta di questo problema tra novembre 2013 e gennaio 2014 – spiega il presidente del Parco dei Nebrodi -. Mi sollecitò a porre attenzione sulle concessioni e ricordo mi disse che ne aveva discusso con il sindaco di Troina. Relazioni alla Regione? Non ne sono a conoscenza».
E se tra la comunicazione dell’Azienda foreste demaniali e le prime azioni contro gli interessi della mafia dei Nebrodi passa quasi un anno, ciò non può essere detto per quanto riguarda le azioni della criminalità organizzata. Nella primavera 2013, infatti, Case Trapesi, un immobile di proprietà del Demanio ricadente nel territorio di Cesarò, venne incendiato. Il tutto in concomitanza con la decisione – la prima in assoluto da parte dell’Azienda foreste demaniali – di concedere un bene del proprio patrimonio tramite gara pubblica. La struttura in questione era, appunto, Case Trapesi e il rogo avvenne a ridosso della firma del contratto. Un messaggio chiaro. Al quale, anche in quel caso, seguì il silenzio.
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