Nave a Pozzallo, l’ipotesi fosfina nel grano kazako Sostanza tossica per disinfestazioni. «Presto analisi»

Resta ferma al porto di Pozzallo la nave bloccata due giorni fa con cinquemila tonnellate di grano kazako, proveniente dalla Russia, non adatto all’alimentazione, perché pieno di muffa e umidità. Sono in corso accurati controlli da parte dal personale della sanità marittima, prima sulle condizioni dell’imbarcazione, solo successivamente si procederà con le analisi chimiche sul cereale. Quello che finora è certo è che l’imbarcazione ha subito un’avaria e nella stiva è entrata acqua di mare. Il risultato è evidente nelle foto scattate da chi ha effettuato i controlli: muffa sulla superficie del carico, ma anche più in profondità come si vede dal video – pubblicato in esclusiva su MeridioNews – in cui un operatore, nell’atto di prelevare un campione da analizzare, smuove il grano con una pala. L’imbarcazione resta a disposizione dell’autorità sanitaria e non potrà scaricare il proprio carico in un altro porto. «Dopo questo episodio – spiega un ispettore fitosanitario che fa parte del gruppo di controllo – questa nave non sarà accettata in nessun porto europeo». 

Da capire, al di là delle condizioni igieniche assolutamente insufficienti, è il livello di contaminazione del grano. Se cioè il cereale contiene delle micotossine. «Al momento è presto per dirlo – spiega Giuseppina Pignatello, responsabile dell’ufficio di Sanità marittima – stiamo facendo delle verifiche e finora siamo solo sicuri che c’è stato un problema nel trasporto». Ma oltre alla muffa potrebbe esserci di più. Secondo un esperto del settore che ha contattato la redazione di MeridioNews dopo avere visto le foto del carico, se le macchie vicino alle paratie sono senz’altro causate dall’umidità, quella più grande al centro non sarebbe invece muffa, ma piuttosto un residuo della fosfina, cioè di un composto chimico usato durante il trattamento chiamato fumigazione. Si tratta di un processo in cui il grano viene sottoposto a disinfestazione con l’obiettivo di uccidere i parassiti (coleotteri, lepidotteri e acari dei cereali); è consentito dalla legge sotto determinate soglie di pesticida e rispettando una serie di regole. Solitamente un carico che viaggia su nave e attraversa lunghe distanze viene sottoposto a fumigazione, il cereale cioè viene trattato con la fosfina, gas incolore, infiammabile e altamente tossico per il sistema nervoso centrale, il cuore, i polmoni e che può provocare gravi conseguenze, fino all’avvelenamento. 

Nel caso dei viaggi in mare, la fosfina viene usata prima della partenza, dopodiché la stiva viene chiusa ermeticamente. Al momento della riapertura, nel porto di destinazione, dovrebbero essere seguite una serie di precauzioni. Come riportano le istruzioni per l’uso della fosfina indicate dai produttori, bisogna «indossare una maschera di protezione prima di riaprire il locale», nel caso di cereali «il deposito o il locale deve essere sottoposto a un’aerazione o ventilazione di almeno 48 ore»; quindi «la conclusione della bonifica viene sancita dall’assenza del gas fosfina nell’aria, accertata con idonei misuratori». Da questo momento in poi devono passare tra sei e otto giorni prima che il grano possa essere immesso nel circuito di distribuzione.

In attesa dei risultati delle analisi, anche secondo uno degli ispettori fitosanitari intervenuti, quella polvere biancastra potrebbe essere residuo di fosfina. La Capitaneria di porto di Pozzallo non avrebbe ricevuto comunicazioni dalla nave, come invece dovrebbe succedere nel caso in cui la fumigazione sia stata effettuata. «Inoltre – spiega l’esperto che ha contattato MeridioNews – la fosfina non può in nessun caso essere messa a contatto col grano, ma piuttosto deve essere posta in appositi contenitori, come vassoi». Prescrizione ribadita anche nelle istruzioni per l’uso. In questo caso invece, se fosse confermato che si tratta di fosfina, la sostanza sembra essere stata messa direttamente in mezzo al cereale

In ogni caso, il carico è stato bloccato grazie ai controlli del gruppo di lavoro formato dal nucleo operativo regionale del Corpo forestale per la Sicilia orientale, dalla sanità marittima e dagli ispettori del servizio fitosanitario regionale. Non arriverà dunque a destinazione: il molino Rocca Salva di Modica, tra i più importanti dell’Isola. MeridioNews ha provato a contattare i titolari del molino, committenti del carico, senza ottenere risposta. 

Salvo Catalano

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