Ancora un’ altra tragedia dell’immigrazione nel Canale di Sicilia. Stanotte, la Guardia Costiera, ha recuperato i cadaveri di 18 persone, mentre con l’intervento anche della nave Etna della Marina militare, si sono salvati altri 76 migranti.
Viaggiavano tutti su un gommone e sono stati trovati nel Canale di Sicilia, a 40 miglia a Nord di Tripoli e 150 miglia a sud di Lampedusa. Le presunte cause della morte sono disidratazione e ipotermia.
Si tratta del primo naufragio da quando è iniziata l’operazione europea Triton che ha preso il posto di Mare Nostrum. Uno dei migranti soccorsi a bordo del gommone è stato trasportato con un elicottero della Marina Militare all’ospedale di Lampedusa. Le sue condizioni, viene sottolineato da fonti dei soccorritori, sono gravi. Settantasei le persone salvate, che si trovavano sul gommone. Tra queste due erano in condizioni critiche: uno è il migrante trasportato in ospedale con l’elicottero, l’altro invece è morto poco dopo essere stato soccorso. Ad intervenire in aiuto del gommone sono state due motovedette delle Capitanerie di Porto ed un rimorchiatore civile. Le persone tratte in salvo sono state trasbordate sul pattugliatore Orione della Marina Militare, mentre le salme sono state sistemate su una motovedetta diretta a Porto Empedocle.
In zona proseguono le ricerche di eventuali dispersi. Le motovedette CP302 e CP309 sbarcheranno le salme a Porto Empedocle (Agrigento). Questo intervento di soccorso segue quello compiuto poco prima da due navi della Marina Militare, il pattugliatore Cigala Fulgosi e la corvetta Driade, che hanno recuperato rispettivamente 102 e 100 migranti su dei barconi a sud di Lampedusa. Tutti sono stati trasferiti sulla nave Etna, a bordo della quale c’è anche personale sanitario che ha fornito loro l’assistenza necessaria.
L’operazione internazionale Triton ha sostituito a ottobre Mare Nostrum, che era gestita e finanziata interamente dall’Italia ed è riuscita a salvare 140mila persone in un anno. A sostenere Triton sono Francia, Spagna e Germania. Ma il sostegno economico dato alla nuova missione è per due terzi inferiore rispetto a Mare Nostrum. Si parla infatti di 2,9 milioni di euro al mese.
Troppo pochi, secondo alcuni osservatori e associazioni come Amnesty International che a settembre aveva lanciato un appello: «Le persone prima delle frontiere». Durante Mare Nostrum le navi italiane – ne sono state impegnate più di 900 – si spingevano in acque internazionali per monitorare e salvare la imbarcazioni di migranti in difficoltà. La mission di Triton è cambiata: l’operatività continua ad andare oltre le acque italiane ma è fortemente ridotta rispetto alla precedente operazione.
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