Nasce in via Alloro la prima biblioteca delle cose «L’oggetto è una scusa per avvicinare le persone»

Inaugurata il 2 febbraio ma bloccata sul nascere dal Covid-19, la prima biblioteca delle cose palermitana riparte da una campagna di donazione oggetti. Dagli attrezzi per il giardinaggio alla falegnameria, cucina, eventi, idraulica. Nel sito, zeropalermo.it, una lista dei desideri, frutto del confronto con gli abitanti del quartiere: servono saldatori, macchine da cucito, proiettori, trapani, giratubi, picconi, livelle e passapomodori.«In questo periodo ci siamo confrontati con il quartiere, somministrando dei questionari su quello che le persone volevano trovare dentro la biblioteca – spiega Pietro Misilmeri, di booq – ci siamo accorti delle necessità delle persone che hanno abbracciato questa nostra idea di condivisione e scambio».

Chi donerà attrezzi riceverà in cambio una tessera speciale gratuita ZERO per, che consentirà al proprietario di prendere più attrezzi contemporaneamente, se riportati in tempo. «Quello che non riceveremo dalla campagna donazioni saremo prossimi ad acquistarlo noi». La tessera per accedere al prestito degli oggetti costa infatti dieci euro e serve a fare cassa per l’acquisto degli oggetti mancanti. Ma «è più una cosa formale – spiega Misilmeri – Zero vuole essere un’apertura a tutti, se non hai dieci euro puoi donare il tuo tempo e fare qualcosa in cambio di un oggetto. Abbiamo cercato di trovare formule alternative per consentire l’acceasso alla biblioteca indipendentemente dai soldi».

Una nuova opportunità di condivisione e riduzione dello spreco nata dall’idea di neu[nòi] spazio al lavoro, booq e ALAB, tre associazioni palermitane da anni impegnate nel sociale. «L’idea nasce perché era già nelle nostre corde – racconta Michelangelo Pavia, gestore del coworking neu[nòi] di via Alloro, all’interno del quale si trova il primo spazio Zero biblioteca delle cose – la condivisione è stata sempre l’anima del nostro modo di fare, il coworking è un ufficio che incentra tutto sulla condivisione di spazi e attrezzature. Poi in particolare noi che siamo all’interno di un condominio spesso essendo al piano terra i condomini venivano a chiederci in prestito gli attrezzi che avevamo quindi c’era già una dinamica di scambio un po’ informale».

Poi l’intesa con le altre associazioni e la partecipazione al bando promosso da Punto.sud. »Abbiamo colto l’occasione del bando (B circular, fight climate change! ndr.) per fare un progetto un po’ più strutturato – spiega Pavia – che condividesse un database, una gestione degli attrezzi un po’ più formale in modalità biblioteca, un apparato di comunicazione, un sito, un logo. Una serie di supporti e procedure per un progetto che vuole essere più solido». L’obiettivo è diffondere in tutti i quartieri e città un nuovo modo di vivere le cose «Che senso ha avere in cento persone cento trapani se lo utilizziamo una volta all’anno? – commenta il gestore di neu[nòi] – Costa cento euro un trapano? Risparmia cento euro, usali per qualcos’altro. E soprattutto cento trapani vuol dire cento scatole, cento rifiuti speciali quando li dovrai dismettere».

In una frenesia del consumo, «del tutto per forza si deve acquistare – spiega Misilmeri – noi vogliamo contrapporre un’altra idea, una maniera diversa di usare le cose. L’oggetto è una scusa per mettere in relazione persone, condividere quello che ciascuno sa fare. Lo scopo è lavorare dentro il quartiere, favorire relazioni tra persone». Quando lo scenario sanitario lo renderà possibile, partiranno infatti dei corsi gratuiti di ciclofficina, produzione e costruzione artigiana. Intanto lo spazio di via Alloro rimane aperto e in sicurezza è disponibile a prestiti e consegne di oggetti e attrezzi il lunedì e il venerdì.

«La richiesta la si può fare via telefono o tramite il sito – conclude Pavia – la consegna dell’attrezzo avviene in sicurezza, con guanti e mascherina e quando viene restituito alla biblioteca l’oggetto viene sanificato».

Maria Vera Genchi

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