LA VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE SI SCHIERA CONTRO LE SPECULAZIONI EDILIZIE
Nell’espressione politica della “Città cannibale” non ci sono solo i leccaculo, pronti a ‘prostituirsi’ al cemento abusivo. C’è anche chi ha il coraggio di dire “No” all’eterno ritorno delle speculazioni edilizie.
Come spesso è accaduto in questi due anni, una delle poche voci libere del Consiglio comunale di Palermo è quella di Nadia Spallitta. Dice la battagliera vice presidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo:
“Non condivido la possibilità di estendere la sanatoria solo per la Sicilia in relazione ad abusi edilizi commessi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico, idrogeologico e ambientale e ritengo che la questione non sia solo giuridica (tra l’altro a mio avviso un parere del Cga su un ricorso straordinario che riguarda un paese della Provincia di Catania o di Messina non è né obbligatorio né vincolante per il Comune di Palermo), ma attiene alle scelte di politica urbanistica, che si vogliono assumere”.
“In un territorio caratterizzato da un’edificazione selvaggia – aggiunge Nadia Spalitta – con decine di lottizzazioni abusive e migliaia di costruzioni illecite, come i dati forniti dalla stessa Amministrazione raccontano e come è sotto gli occhi di tutti, in una città con un alto tasso di inquinamento atmosferico, che soffre pesantemente della mancanza di aree di verde e di servizi, proprio a causa dell’abusivismo edilizio, che ha fatto saltare tutti gli standard obbligatori per legge (si pensi alla mancanza di parcheggi), ritengo che sia quantomeno inopportuno un atteggiamento premiale rispetto a chi, negli anni, ha costruito in aree con vincolate, con ciò arrecando un danno all’interesse pubblico che, invece, questi vincoli volevano salvaguardare”.
“Inoltre, mi preoccupa – sottolinea ancora la vice presidente del Consiglio comunale – il seguente dato: sono state presentate, nel 2003, 10 mila e 300 istanze di sanatoria (ai sensi della legge 326/2003), ne sono state esaminate 950, delle quali 130 ricadono in aree vincolate. Seguendo questo andamento (circa il 15% delle istanze ricade su aree sottoposte a vincoli) si corre il rischio di sanare circa mille e 500 interventi abusivi in zone anche di pregio paesaggistico o ambientale”.
“Auspico che la nuova Giunta affronti e approfondisca il tema delle sanatorie – conclude Nadia Spallitta – in primo luogo non dando applicazione al parere del Consiglio di giustizia amministrativa e attivando tutte le procedure idonee per definire le circa 60 mila istanze di condono pendenti dal 1985 ad oggi”.
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