Mutuo da 1 miliardo di euro: sarebbe in atto un tentativo per condizionare con le ‘buone maniere’ i parlamentari di Sala d’Ercole?

I FATTI CONTANO PIU’ DELLE PAROLE. PROVANDO A ‘LEGGERE’ QUELLO CHE E’ AVVENUTO A SALA D’ERCOLE NELLA NOTTE TRA MARTEDI E MERCOLEDI’ SORGE IL DUBBIO CHE POSSA ESSERSI CONSUMATO UNA SORTA DI ‘RICATTO POLITICO’ DEL GOVERNO AI DANNI DEL PARLAMENTO DELL’ISOLA

Sarebbe in atto un tentativo, se non per ‘ricattare’, ma quanto meno per provare a condizionare i parlamentari di Sala d’Ercole a proposito del contestatissimo mutuo da quasi un miliardo di euro che il Parlamento siciliano, fino ad oggi, si è rifiutato di avallare? Ed è vero che in questo tentativo sarebbero coinvolti alti dirigenti dell’Ars? Domande più che legittime, a giudicare da quello che è avvenuto in Aula nella notte tra martedì e mercoledì, quando l’Ars ha approvato, non senza polemiche, la manovra economica e finanziaria 2014. Proviamo a ricostruire quanto si è verificato tra i due ‘Palazzi’ della politica siciliana: Palazzo Reale e Palazzo d’Orleans nelle fasi finali dell’approvazione di Bilancio e Finanziaria 2014.
Già nella mattina di martedì circola la notizia che il Governo si appresterebbe a inserire nella manovra anche i “provvedimenti in favore delle imprese”. Dietro questa formula si nasconde il mutuo da quasi un miliardo di euro che la Regione siciliana dovrebbe contrarre nonostante un ‘buco’ acclarato di un miliardo e mezzo di euro nel Bilancio 2014! Una follia.
La mossa del presidente Rosario Crocetta e dell’assessore all’Economia Luca Bianchi, come abbiamo scritto ieri, è scorrettissima. Governatore assessore si sono impegnati a far conoscere ai parlamentari della Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, in dettaglio, tutte le imprese che dovrebbero mettere all’incasso questi strani ‘debiti’. Il Governo, da parte sua, prima ha tirato fuori la storia delle Asp siciliane indebitate. Poi ha inviato alla Commissione un elenco di Comuni siciliani che dovrebbero intercettare circa 280 milioni di euro da questo prestito.
Come si può notare, sono spariti i ‘debiti’ delle Aziende sanitarie siciliane (Asp). E sono spuntati i soldi per i Comuni. Ma Crocetta e Bianchi si sono guardati bene dal portare i Commissione Bilancio i nomi dei soggetti che dovrebbero ‘sciropparsi’ circa 700 milioni di euro di prestito!
Improvvisamente, il mutuo ricompare, sotto forma di emendamento del Governo, nella serata di martedì. A sponsorizzarlo sono Crocetta e Bianchi in persona. Alle nove di sera di martedì, a Palazzo d’Orleans, sede del Governo regionale, capiscono che la maggioranza dei parlamentari di Sala d’Ercole non ne vuole sapere di approvare il mutuo da un miliardo di euro. Per quattro buone ragioni.
In primo luogo, perché, come già accennato, nei ‘conti’ della Regione 2014 c’è già un ‘buco’ da un miliardo e mezzo di euro. In secondo luogo, perché il Governo non ha rispettato gli impegni assunti con il Parlamento dell’Isola, e segnatamente con i parlamentari che compongono la Commissione Bilancio e Finanze, visto che non ha reso noti i nomi di chi dovrebbe percepire questi 700 milioni di euro.
In terzo luogo molti parlamentari – e tanti osservatori politici – nutrono il dubbio, tutt’altro che campato in aria, che buona parte di questi 700 milioni di euro dovrebbe servire per foraggiare i grandi gruppi nazionali che poi avrebbero modo di essere ‘riconoscenti’ alla politica (e, in Particolare, a un Partito politico, oggi economicamente in grande difficoltà).
In quarto luogo, non tutti i deputati di Sala d’Ercole sono disposti a sacrificare la propria faccia per favorire alcuni gruppi nazionali (e i politici che usufruirebbero della ‘riconoscenza’). Insomma, non ci tengono a passare alla storia per ‘ascari’.

A questo punto, nella serata di martedì, da Palazzo d’Orleans parte il ‘messaggio’ – dai toni un po’ ‘ricattatori’ – verso tutti i deputati dell’Ars. Lo spunto lo offre l’esigenza di costituire il fondo rischi per fronteggiare la montagna di residui attivi, ovvero delle improbabili, se non fittizie, entrate del Bilancio regionale, che ammontano a circa 3 mila miliardi di euro.
Con un colpo di mano – e senza aver concordato nulla con la presidenza dell’Ars – il Governo decide di ‘congelare’ 39 milioni di euro dal bilancio interno dell’Ars: soldi che serviranno alla costituzione del fondo rischi per fronteggiare i residui attivi.
La mossa è pesante, perché, bloccando queste somme, si mettono a rischio, già ad aprile, le retribuzioni dei parlamentari e del personale del Parlamento siciliano. Come leggere quest’iniziativa? Un passo così pesante, di solito, si concorda. Ma fatto così, lo ribadiamo, sembra più un messaggio che un atto parlamentare da portare avanti fino in fondo.

Il primo a essere stupito di quanto sta accedendo, non appena l’accantonamento ‘forzoso’ si presenta sotto i suoi occhi, è il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Non sembrano, invece, particolarmente stupiti i due “Pier delle Vigne” che lo stesso Ardizzone si è scelto. I due, invece, sembrano a conoscenza di tutto: anche del fatto che tale accantonamento non è un atto parlamentare che si concretizzerà (infatti qualche ora dopo verrà ritirato), ma un ‘feromone’ politico inviato direttamente dal Governo.
Forse questo maldestro tentativo di accantonamento a spese del bilancio dell’Ars era un messaggio della serie: cari deputati, o approvare questo mutuo o vi tagliamo le indennità parlamentari?
Non sappiamo se nella mente dei deputati di Sala d’Ercole – a cominciare dal presidente dell’Ars – nel prendere atto di questo strano accantonamento da 39 milioni di euro, sia balenato questo retro-pensiero.
Ma sappiamo tre cose. Primo: dopo qualche ora l’accantonamento di 39 milioni di euro a spese del bilancio dell’Ars è scomparso. Secondo: i parlamentari dell’Ars hanno risposto con grande dignità e, là dove tale messaggio (o ricatto?) possa essersi materializzato nelle loro menti, l’hanno respinto, mandando a quel paese, governatore, assessore e mutuo da un miliardo di euro. Terzo: il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi, alle tre e mezzo del mattino di mercoledì hanno lasciato infuriati Palazzo Reale.
Il quarto punto lo aggiungiamo noi: consigliamo al presidente dell’Ars di rileggersi la storia di Pier delle Vigne… (anche per poter scegliere meglio i collaboratori di ‘fiducia’ che gli tirano certi ‘scherzi’…).

Redazione

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