Il presidente della Regione Nello Musumeci fissa gli obiettivi per far ripartire la Sicilia: rifiuti, spesa europea e infrastrutture. In occasione della seduta della Commissione di vigilanza sui fondi Po-Fesr, il governatore traccia a Meridionews un quadro allarmante della situazione dell’isola.
Presidente dopo cento giorni si può fare un primissimo bilancio del suo governo?
«Per una regione disastrata come la Sicilia non bastano appena cento giorni di governo, ne servirebbero almeno mille. In questi primi cento giorni abbiamo cercato di fare il possibile. Ci sono i primi dati significativi di un cambio di passo».
Quali?
«Abbiamo rimesso in circolo più di 700 milioni di euro fra bandi pubblicati e bandi in via di pubblicazione destinati alle imprese per beni materiali, servizi e infrastrutture. Speriamo di arrivare entro qualche mese a un miliardo di euro di investimenti. Per uscire da questa crisi abbiamo bisogno di un po’ di tempo ed è necessario puntare soprattutto sullo sviluppo delle imprese. Servono due anni per avere i primi risultati concreti. Ecco, vorrei essere giudicato non fra cento giorni, ma fra mille».
Sul tavolo ci sono investimenti per un miliardo di euro dai fondi Po-Fesr. A che punto siamo?
«Siamo allo 0,5% della spesa di programma e dobbiamo arrivare a 767 milioni di euro entro il 31 dicembre. Stiamo accelerando ma non si può fare in sei mesi quello che non si è fatto negli ultimi anni. In tre mesi abbiamo subito provato ad accelerare la spesa produttiva della Regione. A Bruxelles chiediamo di guardare alla Sicilia con la clemenza che si deve a chi vuole provare seriamente a voltare pagina».
Mancano però i servizi per i cittadini, ma soprattutto siamo all’anno zero per le infrastrutture dell’isola.
«Servono due grandi infrastrutture: il passante ferroviario di Palermo e l’inserimento di un’arteria autostradale tra Palermo-Agrigento, collegata direttamente alla A19. Entro due anni dobbiamo avere i primi risultati concreti ed entro la fine del mio mandato vorrei poter dire di aver consegnato ai siciliani una regione perlomeno normale. Poi, finita questa esperienza politica a palazzo d’Orleans, me ne andrò in campagna con i miei cani».
Prima c’è da risolvere la crisi dei rifiuti.
«I poteri speciali ottenuti non sono sufficienti ad affrontare l’emergenza come avevo immaginato. Tra qualche giorno presenteremo in aula un disegno di legge. In Sicilia ci sono 511 discariche, molte delle quali sono inquinanti e altre inutilizzate. Andava fatto il piano delle bonifiche e non è mai stato fatto, c’è solo una ricognizione sommaria. Siamo l’ultima regione d’Italia per la raccolta differenziata con la media del 14 per cento quando Roma ci chiede di arrivare almeno al 60. Nell’isola si salvano un centinaio di comuni, ma le tre principali città Palermo, Catania e Messina abbassano la media regionale. Il dato sulla differenziata è allarmante e per questo abbiamo bisogno dell’aiuto dei Comuni. Dobbiamo lavorare per portare a livelli ottimali la differenziata e ridurre la percentuale di rifiuti da smaltire nelle discariche».
Con un colpo di spugna ha cambiato i direttori generali e ha rinnovato i burocrati regionali.
«Io sono convinto che riusciremo a invertire la rotta. Abbiamo ereditato una macchina amministrativa ferma, abbiamo trovato una Regione che era un foglio di carta bianca. Ecco noi stiamo cominciando a scrivere su quel foglio. Siamo tra gli ultimi nella spesa e non ce lo possiamo permettere. È stato necessario rinnovare i burocratici regionali, ma abbiamo cambiato anche 16 nuovi direttori generali e c’è un nuovo segretario generale. Tutti gli uffici avvertono la necessità di fare in fretta per cambiare le cose».
Sembra che Sgarbi sia a un passo dall’addio.
«Sgarbi è un tecnico e sarà sostituito da un altro tecnico. La Sicilia ha tanti di quei problemi che non può pensare in questo momento all’assessore. Non sono queste le preoccupazioni».
Allora quali sono?
«Questo è un governo che non ha una maggioranza parlamentare. È sufficiente che si assenti un deputato per un raffreddore e viene meno la maggioranza. Ed è la legge elettorale il problema. Va riformata perché questa legge dà la possibilità ai siciliani di votare il suo rappresentante, ma non gli dà effettivamente la maggioranza in parlamento».
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