Galeotto fu il collegato e chi lo affossò. Dall’approvazione della Finanziaria in poi, l’Assemblea regionale non ha più approvato alcun provvedimento. Altro che riforme e leggi che permettessero lo sviluppo economico dell’Isola. Il piano di Musumeci si è fermato proprio lì, attraversando quella piazza che separa la presidenza della Regione dall’Assemblea. A nulla può la buona volontà del governo nell’accelerare i procedimenti amministrativi e burocratici: l’attività legislativa resta ferma al palo.
Che nella maggioranza le frizioni fossero sempre più marcate era chiaro già a partire dallo stallo dell’Ars. Ma anche dalla visita della presidente di Malta, quando il Movimento 5 Stelle è uscito dall’Aula, Miccichè ne ha puntualmente preso le distanze, mentre Musumeci ha parlato, a proposito del caso Aquarius, di «mossa politica azzeccata» da parte di Salvini. Segnali. Di convergenza tra le posizioni del governatore e dei pentastellati, per quanto l’ipotesi di un’alleanza resti ancora lontana. «È impensabile in questa fase – filtra dalle parti di Diventerà Bellissima – che si possa arrivare a governare insieme. Però, certo, si consolida l’idea di una convergenza su singoli punti programmatici, che possa prevedere il sostegno trasversale delle forze politiche rappresentate in Assemblea». Politichese, insomma. Benedetto dai due pontieri, rappresentati da Ruggero Razza da una parte e dall’eurodeputato grillini Ignazio Corrao, dall’altra. Che, in soldoni, si traduce in prove tecniche di alleanze.
Da una parte e dall’altra. Se Musumeci strizza l’occhio alla Lega, alleata a Roma dei Cinquestelle, ecco che nelle scorse sere sarebbero stati avvistati in un noto ristorante palermitano, attorno allo stesso tavolo, il presidente dell’Assemblea regionale e commissario forzista, Gianfranco Micciché, insieme a Saverio Romano, Toto Cordaro e Vincenzo Falgares. Prove tecniche di alleanze, ancora una volta, anche da parte delle forze moderate.
Ma se la spaccatura si è fatta più evidente alle ultime Amministrative di Siracusa, con Fabio Granata (Diventerà Bellissima) che ha sfidato il candidato di centrodestra Paolo Ezechia Reale (Forza Italia), rimediando soltanto il cinque per cento delle preferenze, ecco che la risposta alle tante frizioni respirate nelle scorse settimane è stato l’affossamento del testo collegato alla Finanziaria, questo pomeriggio a Sala d’Ercole. Testo rimandato in commissione Bilancio, che di fatto si è arenato tra i rivoli dell’organismo legislativo. E innescando un braccio di ferro in piena regola, tra la presidenza dell’Assemblea e la presidenza della Regione. Dal quale Musumeci ha tutta l’intenzione di uscire rinforzato. O di tornare a casa.
«Prendo atto – ha detto il governatore -, con assoluta serenità, della volontà espressa oggi dal parlamento siciliano di rinviare in commissione Bilancio il disegno di legge sul collegato alla Finanziaria. Aspetto fiducioso che il testo torni in Aula per essere serenamente valutato da tutti i gruppi politici, soprattutto negli articoli riguardanti la creazione del Polo per il credito agevolato (fusione Crias-Ircac) e la soppressione dell’Esa, l’ultimo carrozzone della Prima Repubblica. Una cosa – aggiunge – è certa: il mio è il governo del cambiamento, per il quale ho chiesto e ottenuto a novembre il consenso del popolo siciliano. Se sulla strada delle riforme il Parlamento dovesse già da ora mettersi di traverso non ci sarebbe più alcuna ragione per restare al mio posto. In questa Regione devastata e saccheggiata dalla più famelica partitocrazia non è più tempo per riproporre metodi antichi». Insomma, riforme. Oppure tutti a casa.
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