Due milioni di euro, uno da stanziare nel 2019 e il restante l’anno prossimo. Questa la somma in ballo per realizzare l’esproprio, l’acquisizione dell’area al Demanio regionale e la progettazione di un Museo del Liberty dove sorgeva l’ex villa Deliella. Realizzata nel 1909 e distrutta cinquant’anni dopo durante il sacco di Palermo, è da anni il cuore di un fervido dibattito culturale cittadino. Che adesso la pone al centro dell’emendamento in attesa di essere discusso alla commissione Bilancio all’Ars, a firma della deputata Marianna Caronia. Un progetto dietro il quale, in realtà, c’è anche l’impronta dell’assessore ai Beni culturali Sebastiano Tusa, scomparso domenica scorsa insieme ad altre 156 persone a bordo con lui sul boeing precipitato ad Addis Abeba. «Con questo provvedimento si dà avvio ad un percorso oltre che culturale anche di natura sociale, alla stregua di un segnale da dare alla città e all’intera Sicilia di recupero del patrimonio architettonico vandalizzato», si legge nel testo che a breve dovrà essere vagliato a palazzo dei Normanni. Discussione che, però, viene già rimbalzata e posticipata da una settimana, e che adesso dovrà forse fare i conti anche con l’indagine per il reato di truffa allo Stato a carico proprio del presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona.
Il fine? Quello di creare appunto un Museo del Liberty che possa raccogliere il «patrimonio materiale e immateriale dell’umanità». «Sono state immaginate varie ipotesi di riutilizzazione dell’area, dalla ricostruzione filologica della villa alla realizzazione di un progetto più contemporaneo, ma ciò necessita di vere e proprie linee-guida. Inoltre – si legge ancora nel testo -, si fa rilevare che dopo avere acquisito il dato urbanistico più importante, che è la “destinazione dell’area a museo”, è necessario contemporaneamente disporre l’acquisizione delle aree mediante espropriazione per PU (pubblica utilità…ndr) che deve essere denominata nel quadro economico – fra le somme a disposizione – di un progetto che deve essere realizzato dopo apposito concorso di progettazione e successivamente approvato anche per potere provvedere all’acquisizione delle aree. Con le somme che sono previste nell’emendamento, si provvederà pertanto a portare avanti, oltre all’acquisizione dell’area, anche un primo lotto di lavori». In uno spazio, quello a piazza Francesco Crispi, dove al posto della villa demolita nel 1959 per anni ha avuto sede un parcheggio-autolavaggio chiuso da quasi un anno, perché non in possesso dell’autorizzazione unica ambientale.
«È un emendamento che viene anche dall’assessore Tusa – ribadisce la consigliera comunale pentastellata Giulia Argiroffi -, avremmo dovuto parlarne ancora, insieme a lui. Era entusiasta della costruzione di villa Deliella, qualsiasi cosa significasse. Così come lo era del progetto per il museo della seconda guerra mondiale. Ne avremo poi raccontato meglio i dettagli a cose fatte, mentre è prevista a breve la votazione. Mi auguro, però, che non si incorra in nessuna strumentalizzazione della proposta, visto il coinvolgimento dell’assessore e della recente tragedia in cui ha perso la vita». Intanto, quello di recuperare lo spazio dove sorgeva l’edificio liberty era già da tempo uno dei quattordici punti del documento simbolicamente denominato Effetto Basile, approvato all’unanimità dal consiglio comunale lo scorso 20 novembre. I primi atti, questi 14 punti, di immediata fattibilità per rendere innanzitutto Basile icona urbana, al pari di Gaudì a Barcellona, e che «impegnano l’amministrazione comunale a inaugurare una nuova epoca culturale per la città, volta a reimpossessarsi della consapevolezza del periodo storico della Belle Époque palermitana, di cui Ernesto Basile fu massimo esponente, che vide la città raggiungere il culmine del suo splendore culturale ed economico, come elemento imprescindibile nella definizione della nostra identità culturale», come recita il documento stesso.
Per essere sicuro dell’attuazione di questi propositi, lo stesso sindaco Orlando ha proposto di istituire una cabina di regia, per vigilare e impedire che questi rimanessero inevasi. Cabina, però, che ad oggi, non esiste ancora. «Probabilmente il cambio di giunta ha rallentato tutto», ipotizza la consigliera Argiroffi. Ma molti, per non dire tutti, dei punti elencati nel documento sono di realizzazione immediata e a costo zero per l’amministrazione. Come il primo, quello di trasformare l’attuale via Oberdan in via Donna Franca Florio, che doveva attuarsi entro il 7 gennaio di quest’anno. «Manca ancora il benestare della prefettura, tutt’al più possiamo chiederci perché il sindaco non solleciti. Io ho chiesto più volte alla collega della commissione Toponomastica e Cultura di occuparsene – spiega Argiroffi -. Ma anche per la lapide dedicata a Basile da apporre dentro Sala delle Lapidi, un altro dei 14 punti, non si è fatto ancora nulla, malgrado si tratti di una cosa anche questa immediata, non si deve ragionare nemmeno dove metterla dato che c’è solo una parete che ha ancora a disposizione un poco di spazio. Non c’è stata l’occasione in aula neppure per tornare su questi argomenti, ho chiesto che si andasse avanti…non è successo nulla», conclude con amarezza.
Effetto Basile, oltre alle iniziative appena citate, si propone di istituire anche un’area pedonale nell’attuale via Guglielmo Oberdan al fine di valorizzare l’accesso al villino Florio attraverso la realizzazione di un viale alberato ciclo-pedonale, che restituisca al villino stesso l’illusione di una prospettiva che richiami quella della sua concezione originaria a conclusione di un viale alberato. «La chiusura al traffico e la nuova intitolazione del viale diverrebbe elemento di compensazione alla storia stessa della città, alla speculazione che indiscriminatamente ne ha cancellato troppi aspetti peculiari da una parte e all’oblio che ingiustamente ha annebbiato personalità ed episodi di tutto riguardo, oltre a trasformarsi in attrattore culturale e turistico», per citare ancora il documento. Poi, ovviamente, la destinazione pubblica dell’area dove sorgeva villa Deliella e la realizzazione entro il 28 novembre di quest’anno, che sancisce il 60° anniversario dalla sua demolizione, di un momento di studio a conclusione di un percorso di riflessioni condivise con la città e con i suoi principali attori culturali. Come l’idea, appunto, di istituire un Museo del Liberty.
E ancora, individuare tutte le opere progettate da Ernesto Basile e chiederne alla Soprintendenza l’apposizione di un vincolo monumentale. L’istituzione del Percorso Ernesto Basile, attraverso la localizzazione e la messa in rete delle opere da lui progettate, con segnaletica dedicata, logo riconoscibile, tabelle descrittive sui luoghi delle opere, sia esistenti che perdute. E ancora recupero e valorizzazione del Secondo Chiosco Ribaudo a piazza Castelnuovo con cambio di destinazione d’uso da dedicare a punto di informazione culturale e turistico sul tema esclusivo del Liberty cittadino e del Percorso Ernesto Basile. Una lapide commemorativa per Basile padre e figlio all’interno della chiesa di San Domenico, Pantheon dei cittadini palermitani illustri, e l’integrazione del nome originario Officine Ducrot all’attuale Cantieri Culturali alla Zisa, ad indicare l’area che con i suoi 23 capannoni era sede delle Officine Ducrot e dello Studio Ducrot, complesso industriale che tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, realizzava mobili, suppellettili e opere in legno e metallo in stile liberty, su disegni e progetti anche di Ernesto Basile.
E ancora gruppo scultoreo; la rivalutazione delle condizioni di locazione dei due chioschi monumentali Ribaudo e Vicari di piazza Giuseppe Verdi (entrambi di proprietà comunale), progettati da Ernesto Basile rispettivamente nel 1894 e nel 1897; la progettazione e realizzazione di un sistema di illuminazione artistica capace di valorizzare le opere urbane di Ernesto Basile e permettere un’adeguata fruizione anche notturna del percorso dedicato alle sue opere. Quattordici punti in tutto, la cui realizzazione, ad oggi, appare ancora pericolosamente incerta e lontana.
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