Muos, via ai lavori prima dell’ok regionale Esposto alla Procura per accertare la verità

Accertare se davvero i lavori per la costruzione del Muos nella base statunitense di Niscemi siano iniziati già tre anni prima del rilascio delle autorizzazioni necessarie da parte della Regione Sicilia e come mai nessuno ha chiesto conto di questa mancanza. E’ l’obiettivo dell’esposto che l’associazione Rita Atria, tramite il suo legale Goffredo D’Antona, ha presentato alla Procura della Repubblica di Catania questa mattina. A denunciare la presunta irregolarità nella realizzazione dell’impianto militare di telecomunicazioni satellitare era stato il giornalista e attivista Antonio Mazzeo, sulla base di una fotografia, scattata probabilmente nell’inverno del 2009, che mostra lavori in corso sulla collina dove verranno installate le parabole. «In un ampio spiazzo ricavato dopo aver rimosso un’intera collina – scrive Mazzeo – sono già stati completati gli scavi per le tre piattaforme in cemento armato destinate ad ospitare le mega-antenne del Muos».

Questa foto è stata pubblicata nell’aprile del 2009 in un rapporto del Program Executive Office, «l’organismo – ricorda il giornalista – dello Space and Naval Warfare Systems Command (con sede a San Diego, Califonia) che dirige il programma del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della US Navy». La base statunitense si trova all’interno dell’area protetta della Sughereta di Niscemi. Ecco perché gli Usa sono stati costretti a chiedere le autorizzazioni anche all’assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente. Via libera che arrivò solo nel giugno del 2011, quasi tre anni dopo la foto incriminata. Lo scorso 29 marzo il governo Crocetta revocò le autorizzazioni e recentemente il Tar di Palermo ha dato ragione alla Regione. Alla luce di queste novità, l’associazione antimafie Rita Atria, «avendo nel suo statuto tra i suoi obiettivi la funzione di osservatorio politico-sociale sul territorio, ha ritenuto opportuno chiedere alla magistratura l’accertamento dei fatti ed eventualmente che vengano identificati e penalmente perseguiti i reati connessi». «Chiediamo che vengano individuate le aziende italiane che hanno lavorato al cantieri – spiega l’avvocato D’Antona – e inoltre si profila un’omissione di atti d’ufficio. Non è possibile che nessuno, dal comune di Niscemi alla Regione, abbia chiesto alla marina militare le autorizzazioni». Questo potrebbe aprire nuove scenari anche sul piano amministrativo, come sottolinea Paola Ottaviani, avvocato dei No Muos: «Se si verifica che un lavoro è stato iniziato senza le necessarie autorizzazioni, si dovrebbe fare ricorso ad una concessione in sanatoria e non mi sembra facile come strada da seguire in questo caso. Comunque, quest’ultimo fatto rafforza la posizione della regione che ha revocato le autorizzazioni».

[Foto di Communications Satellite Program Office]

Salvo Catalano

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