Mettere da parte le promesse e gli annunci mediatici e passare agli atti politici concreti. Dopo le parole del deputato pentastellato, Giampiero Trizzino, sull’intenzione del ministero della Difesa di ritirare la memoria a sostegno della richiesta di revoca dell’istanza – presentata dai legali del comitato No Muos – di annullamento della sentenza del Cga che, nel 2016, ha dichiarato la regolarità delle procedure che portano al via libera all’impianto, a intervenire nel dibattito è l’esponente dei Cento passi Claudio Fava.
Il presidente della commissione regionale Antimafia ha presentato una mozione all’Ars, per impegnare il governo regionale a prendere una posizione contro quanto sta avvenendo attorno all’impianto satellitare di contrada Ulmo. A metà mese, infatti, il Consiglio di giustizia amministrativa valuterà la richiesta di annullamento della sentenza che due anni fa fece discutere. Ma in ballo ci sono anche nuovi lavori di manutenzione proposti dalla marina militare statunitense all’interno della base, per i quale la Regione dovrà esprimersi in merito alle autorizzazioni a intervenire in un’area che fa parte di una riserva naturale, con vincolo assoluto di inedificabilità.
«Da notizie di stampa si apprende che il governo centrale, per opera del ministro della difesa, ha provveduto a richiedere rigetto dell’istanza – scrive Fava, facendo riferimento al fatto che l’Avvocatura dello Stato ha presentato la richiesta di revoca, anche se ieri Trizzino ha assicurato che nel corso della prima udienza la memoria verrà ritirata -. Appare evidente il disegno, in continuità con l’operato dei governi precedenti, di mantenere in contrada Ulmo la presenza dell’impianto. Questa Assemblea (l’Ars, ndr) nel corso della precedente legislatura si è più volte espressa in maniera contraria alla realizzazione della base».
Per tutti questi motivi Fava chiede ai colleghi parlamentari di impegnare la giunta Musumeci. «Pur avendo sul punto limitati margini di iniziativa, ha il dovere di esprimersi sull’opera e sull’utilizzo a fini militari di aree della Regione – scrive Fava -. Intervenire presso il governo nazionale ribadendo la scelta contraria in merito alla militarizzazione del territorio regionale, sostenendo le richieste della popolazione dell’area interessata dall’attività dell’impianto; e a procedere al diniego delle autorizzazioni per i lavori di manutenzione straordinaria».
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