Turi Vaccaro, lo storico pacifista arrestato ieri a Gela durante le celebrazioni per il settantesimo anniversario dello sbarco degli Alleati in Sicilia, subirà un processo per direttissima domani mattina alle 11. Nel frattempo resta in carcere accusato di aver colpito con calci e pugni un’auto della polizia, su cui sarebbe anche salito con i piedi, che prestava servizio sul lungomare dove si teneva la parata militare.
Il video di uno degli attivisti, pubblicato sul canale Antenne 46 di Youtube, mostra come Vaccaro venga immediatamente sbattuto a terra da alcuni agenti, ammanettato e trascinato sulla volante, mentre altri membri dei comitati presenti tentano invano di bloccare la polizia. Seguono momenti di tensione. Vaccaro, con il suo immancabile flauto e sempre a piedi nudi, era sfilato pochi minuti prima davanti a una fila di carabinieri, con il passo di marcia e cantando ironicamente una delle canzoni simbolo dell’espansionismo fascista in Etiopia, Faccetta nera.
Da ieri il pacifista, già arrestato ad aprile per essersi arrampicato su una delle antenne della base Usa di Niscemi dove è in costruzione il Muos, è in sciopero della parola. Gli è stato assegnato un avvocato d’ufficio, ma a difenderlo, su richiesta degli attivisti, potrebbe essere il legale Luigi Cinquerrui, vicino ai comitati. Domani mattina alle 10, un’ora prima del processo per direttissima, ci sarà un presidio davanti al commissariato di Gela.
Non si spegne intanto l’eco della sentenza del Tar di Palermo che ha respinto il ricorso del Ministero della Difesa contro la revoca delle autorizzazioni del Muos decise dal governo Crocetta. Tra i motivi, i giudici sottolineano come si debba rispettare «la priorità e l’assoluta prevalenza in questa materia del principio di precauzione, nonché l’indispensabile presidio del diritto alla salute della comunità di Niscemi, non assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente, fino a quando non sia raggiunta la certezza assoluta della non nocività del sistema Muos». E ricordano anche «i seri dubbi in ordine all’incidenza e alla pericolosità del sistema sul traffico aereo della parte orientale dell’Isola, per gli aeroporto di Comiso, Sigonella e Catania».
Nel frattempo emerge un’altra presunta irregolarità nella costruzione dell’impianto militare di telecomunizioni. Il giornalista e attivista Antonio Mazzeo rivela come i lavori al cantiere della base Usa di Niscemi iniziarono già nel 2009, cioè tre anni prima che la Regione Sicilia, allora governata da Raffaele Lombardo, rilasciasse le autorizzazioni necessarie. Le stesse che Crocetta poi revocherà e che sono state alla base del ricorso al Tar.
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