Muos, la Marina militare Usa propone nuovi interventi Attivisti: «Manutenzione? Per riparare ai loro danni»

La torrida estate siciliana potrebbe risvegliare la protesta contro il Muos. Per quanto non si siano realmente mai sopiti – l’ultima manifestazione davanti alla base della Marina militare statunitense di Niscemi risale d’altronde a inizio giugno, sulla scia delle polemiche al sostegno militare fornito al conflitto russo-ucraino – a riaccendere gli animi del movimento potrebbe essere la possibilità di assistere a nuovi lavori all’interno della riserva naturale Sughereta. Un tema che, negli anni scorsi, era stato al centro della fitta battaglia giudiziaria portata davanti ai tribunali amministrativi per affermare l’abusivismo di un’opera che, ancora oggi, nonostante i verdetti sfavorevoli, in molti ritengono non sarebbe mai dovuta sorgere. Stavolta i progetti non prevedono l’installazione di antenne utili ai sistemi di comunicazione al servizio delle strategie Usa, ma interventi di manutenzione straordinaria all’interno della base. Gli stessi sono descritti in una relazione di poco meno di cinquanta pagine prodotta da Aecom, società che in Italia ha sede a Milano e che è specializzata in progettazione di soluzioni ambientali anche nel settore delle infrastrutture militari.

Le proposte, che dovranno essere sottoposte alla valutazione d’incidenza ambientale, prevedono la riconfigurazione del sistema di regimentazione delle acque meteoriche, il ripristino di una canaletta, la posa di gabbionate in pietrame sulle scarpate nella parte est e ovest del piazzale e infine l’installazione di un prefabbricato, sulla cui destinazione non vengono forniti particolari dettagli a eccezione del fatto che sarà dotato di servizi igienici. «I progetti che si intendono realizzare presso la base militare Nassig-Ncts Niscemi – si legge nella relazione – riguardano prevalentemente l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria per la riparazione di danni causati dall’erosione superficiale, dovuta all’azione delle acque meteoriche, all’interno della base stessa». Poco dopo il documento specifica che «il fenomeno erosivo è in continua evoluzione e ha coinvolto anche l’impianto di illuminazione su pali», ed è per questo che «gli interventi hanno lo scopo di incrementare le condizioni di sicurezza del personale e delle installazioni presenti all’interno della base, e di rimuovere la causa che ha generato il danneggiamento poc’anzi richiamato».

La durata dei lavori è stata quantificata in quattro mesi e mezzo, durante e dopo i quali – stando alle promesse dei proponenti – l’impatto ambientale sulla riserva dovrebbe essere pressoché assente. Di avviso diverso, però, sono gli attivisti. «Ancora una volta ci troviamo di fronte a una narrazione distorta della realtà legata al Muos – dichiara Fabio D’Alessandro, a nome del movimento No-Muos – La Marina militare statunitense afferma di avere l’esigenza di effettuare lavori di manutenzione straordinaria per risolvere problemi legati all’erosione del costone a ridosso della base, ma non dice il motivo da cui ha origine questo stato di cose, ovvero proprio gli stessi lavori effettuati per costruire il sistema di comunicazione militare all’interno di una riserva naturale. Sono stati gli sbancamenti di allora ad avere causato la fragilità del territorio – attacca D’Alessandro – e ora invece si veicola la storia dell’impegno a salvaguardia della riserva. Finché era un’area boschiva questi pericoli non c’erano, ma hanno cementificato larga parte della riserva e questi sono i risultati». A non quadrare è anche la questione relativa all’inserimento di un nuovo fabbricato: «Non ha nulla a che vedere con la manutenzione e fa suonare ridicole le prescrizioni previste per la riserva: in primis il concetto di inedificabilità assoluta, svuotato di ogni significato».

I nuovi progetti forniscono l’occasione per riaccendere anche una polemica che ha accompagnato gli ultimi anni: l’inerzia con cui il Comune di Niscemi avrebbe affrontato il tema Muos. «Si persevera nel percorso di opacità che ha contraddistinto questi anni – rilancia D’Alessandro – La cittadinanza ancora una volta è stata tenuta all’oscuro di questo progetto, mentre di altri, che sono citati all’interno della relazione, non vi è traccia neanche sul sito comunale». Il riferimento va a quanto riportato a pagina 33 del documento, dove viene trattata la complementarietà del progetto con altri quattro interventi, riguardanti la riparazione della strada e della recinzione perimetrali, la risistemazione dell’ingresso principale della base e lavori sulla viabilità interna. «Al sindaco Massimiliano Conti, fresco di riconferma, torniamo a chiedere di mantenere fede ai proclami, finora completamente disattesi, che lo portarono alla guida dell’ente nel 2017 – aggiunge l’attivista – Aveva assicurato di mettere il Muos in cima all’agenda dell’amministrazione ma così non è stato. Fa rabbia vedere come il Comune viva la questione come un tema non più sensibile».

Infine la promessa di non mollare e un invito alla coesione a quanti, che sia per sentimento pacifista o per il desiderio di vedere tutelato l’ambiente, ritengono che la Sughereta di Niscemi sia già stata sfruttata a sufficienza per interessi estranei alle politiche del governo italiano. «Il nostro impegno va avanti e anche in questo caso faremo la nostra parte, presentando osservazioni al progetto della Marina militare statunitense – afferma D’Alessandro – Lo stesso chiediamo di fare, entro il 20 luglio, a tutte le associazioni ambientaliste della Sicilia ma anche a tutti gli ingegneri ambientali che abbiano competenze per smontare l’ennesimo falso racconto che accompagna la storia del Muos».

Simone Olivelli

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