«Tutte le misure approvate oggi erano già contenute nel protocollo d’intesa tra Raffaele Lombardo e il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Siamo tornati indietro di tre anni». Commenta così Fabio D’Alessandro, attivista del comitato No Muos di Niscemi, la decisione odierna della Camera dei deputati di approvare solo una parte delle mozioni relative al grande impianto di antenne satellitari dell’esercito Usa costruito all’interno della riserva naturale Sughereta. Ovvero le sole misure di monitoraggio. «Sembra quasi che il parlamento, e in particolare il Partito democratico, abbia deciso di far passare delle misure che erano scontate come una concessione», commenta amaramente D’Alessandro. Che però ammette: «Probabilmente senza i presidi, le manifestazioni, le occupazioni, venti consigli comunali – continua D’Alessandro – che hanno approvato mozioni contro il Muos, non saremmo arrivati nemmeno a questo pubto. Noi volevamo lo smantellamento della base, ma senza le discussioni al parlamento siciliano e nazionale derivati dalla nostra mobilitazione, forse non avremmo ottenuto nemmeno queste briciole».
Nel dettaglio, la Camera dei deputati ha impegnato il governo ad attuare nel territorio di Niscemi le seguenti misure: l’obbligo di monitoraggio continuo e di verifica dell’impatto ambientale del Muos; l’obbligo di valutazioni periodiche per verificare l’impatto ambientale a cura delle autorità italiane; il supporto agli organismi territoriali per la promozione dei prodotti agro-alimentari dell’area di Niscemi non solo sul territorio nazionale, ma anche su quello internazionale; la riduzione delle emissioni a radiofrequenza attraverso un sistema di trasmissione interrato a fibre ottiche; la fornitura di strumentazione necessaria al monitoraggio continuo dei campi elettromagnetici; l’obbligo di interruzione del sistema laddove, dal monitoraggio, emergessero risultati nocivi per la popolazione; l’obbligo a presentare annualmente al parlamento una relazione. «Inoltre – prosegue D’Alessandro – ci saranno quattro unità a cavallo a presidiare il territorio, anche queste previste nell’accordo originario per la costruzione del Muos. Sembra un po’ ridicolo, soprattutto in un contesto nel quale si prende la logica della compensazione e non della prevenzione. Ovvero prima ci uccidono, poi eventualmente ci pagano», conclude l’attivista No Muos.
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