Muos, il Ministro della Difesa sposta l’attenzione sui ‘certificatori del rischio’

ORA IL PROBLEMA E’ CHI DICE CHE L’IMPIANTO E’PERICOLOSO

Nulla di nuovo dal nuovo Governo nazionale sulla questione Muos di Niscemi. L’unica novità è che, mentre il precedente  esecutivo romano, tentava di scaricare tutto sul Presidente della Regione siciliana (ed in parte aveva ragione), quello attuale sposta il problema sui ‘certificatori del rischio’.

Nel corso di una audizione alla Camera, in IV Commissione, stamattina, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, infatti, si chiede come mai, nonostante le rassicurazioni degli enti governativi, le popolazioni non siano state tranquilizzate:

“C’e’ stato un lavoro fatto dalla Commissione congiunta Ambiente e Sanita’ del Senato – ha ricordato il ministro in commissione Difesa a Montecitorio -, abbiamo interpellato una serie di strutture sanitarie: facciamo tutti i controlli del caso, ma dobbiamo stabilire -dice il Ministro Pinotti-  anche chi sono i certificatori, perche’ a volte anche di fronte a certificazioni non si riesce a tranquillizzare la popolazione”.

Il ministro c’è o ci fa? Non sa o finge di non sapere che le strutture sanitarie interpellate dal Governo (o dagli americani)  sono state clamorosamente smentite da studi indipendenti realizzati da esperti di primo piano. Questo spiega perché le popolazioni non sono affatto tranquille.

Il ministro, in effetti, vovrebbe soffermarsi non tanto su chi certifica i rischi per la salute, quanto  su chi li nega. Si potrebbe cominciare dall’Ispra, ad esempio.  Una bella indagine su come questo ente ha effettuato le misurazioni a Niscemi sull’emissioni elettromagnetiche delle antenne già esistenti, sarebbe già un ottimo inizio.

Si potrebbe finalmente scoprire come mai   i risultati sono opposti a quelli rilevati dall’Arpa Sicilia e se è vero che gli inviati romani dell’Ispra hanno misurato i campi con tutte le antenne in funzione o meno.
Si potrebbe poi passare all’Istituto Superiore di Sanità, soffermarsi sulle modalità con  cui ha condotto e reso noto lo studio, sul perché abbia poi fatto una mezza marcia indietro, sul trattamento che ha riservato alla relazione di minoranza e così via.

Materia d’indagine non ne manca. Bisognerà capire se il Ministro vuole la verità o cerca solo un altro modo per prendere in giro i siciliani.

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Redazione

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