Muos, governo si affida all’Istituto di Sanità L’esperto: «E’ il nostro peggior nemico»

La realizzazione del Muos adesso è subordinata al parere dell’istituto superiore di Sanità. Quello che chiedeva da tempo il governatore siciliano Rosario Crocetta, quello che non volevano gli attivisti. Sarà l’organismo indipendente a presentare una nuova analisi sui rischi per la salute derivanti dell’impianto militare americano di antenne satellitari in costruzione a Niscemi. È questo l’esito dell’incontro di ieri a Roma tra il governo nazionale – presenti il presidente del Consiglio Mario Monti, i ministri Anna Maria Cancellieri (Interno), Giampaolo Di Paola (Difesa) e Renato Balduzzi (Salute) – e quello regionale rappresentato dal presidente Crocetta e dagli assessori Mariella Lo Bello (Ambiente) e Lucia Borsellino (Salute). La nota diramata da palazzo Chigi spiega che si tratterà di uno studio «approfondito e in tempi brevi di valutazione dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni interessate delle emissioni elettromagnetiche anche in caso di utilizzo alla massima potenzialità degli impianti, senza oneri per la Regione Siciliana. La installazione delle parabole – continua la nota – non avverrà prima che siano disponibili i risultati di tale studio».

Per l’assessore Lo Bello si tratta di «una vittoria, soprattutto considerato come eravamo partiti. L’idea iniziale del governo non era quella di sospendere i lavori, bensì che continuassero. Abbiamo sempre detto che mancava un parere simile, insieme a quello richiesto all’Enav per le interferenze sui voli». Di tutt’altro avviso gli attivisti No Muos e il Movimento cinque stelle. «La delusione e lo sconcerto sono i primi sentimenti che ci invadono – denuncia il comitato delle mamme di Niscemi – l’atteggiamento del Ponzio Pilato siciliano è a dir poco stomachevole, quello che si temeva è successo: passare la palla dal governo siciliano a quello nazionale». Il grillino Giampiero Trizzino, presidente della commissione Ambiente all’Ars, si dice perplesso dalla decisione di avviare nuove valutazioni «alla luce del fatto che le risultanze emerse durante le audizioni tecniche da noi tenute sono più che esaustive. Non vorremmo – conclude Trizzino – che si trattasse in realtà di un passo indietro e che alla fine si pervenisse alla revoca della revoca delle autorizzazioni, che ci aspettiamo, invece, diventi operativa il 17 marzo come comunicatoci dalla Regione».

La domanda che non fa dormire adesso chi si è battuto contro il Muos è su quali dati l’istituto superiore di sanità effettuerà le sue analisi. «I nuovi studi – spiega Lo Bello – si baseranno sui dati che gli americani forniranno e sul carteggio che oggi stesso invieremo al ministero, che comprende la relazione dei docenti del Politecnico di Torino e quella delle commissioni dell’Ars». Qualche settimana fa il comando generale della marina americana a Napoli aveva annunciato la disponibilità a offrire nuove informazioni sul Muos già entrato in funzione alle Hawaii. Così come durante l’infuocata audizione delle commissioni ambiente e sanità a Palermo, la professoressa Patrizia Livreri, coautrice della relazione dell’università di Palermo che diede il via libera alla costruzione dell’impianto, aveva parlato di documenti segreti in suo possesso fornitigli dagli Stati Uniti riguardanti proprio il sito Hawaii. Tesi confutata dai colleghi del politecnico di Torino, Massimo Coraddu e Massimo Zucchetti.

Proprio Zucchetti commenta oggi con preoccupazione la decisione arrivata da Roma. «È tutt’altro che positiva – spiega – È indispensabile avere i dati che questo organismo indipendente userà per il suo studio. Crocetta deve richiedere che le informazioni di partenza e le specifiche del Muos che verranno usati siano resi pubblici prima che lo studio parta, in modo che essi possano essere oggetto di verifica e di valutazioni da parte nostra». Ulteriore elemento di preoccupazione per i No Muos è rappresentato dai precedenti che l’istituto superiore di sanità ha in materia di elettromagnetismo. Sempre durante l’audizione all’Ars, il professore dell’università di Padova Angelo Gino Levis, pioniere degli studi sull’elettromagnetismo e le sue ricadute sulla salute, aveva sottolineato come l’istituto fosse già stato «tra i suoi maggiori nemici», perché, quando chiamato in causa come perito di parte, «ha sempre fornito pareri negativi e opposto continue resistenze».

Nel frattempo i lavori al cantiere sono fermi, da ieri anche col benestare del governo nazionale, in attesa delle nuove valutazioni. Ma i blocchi al presidio davanti alla base militare americana continuano. Nella nota di palazzo Chigi viene sottolineata l’attenzione rivolta al «protrarsi di problematiche per l’ordine pubblico che rischiano di compromettere il funzionamento quotidiano di una base Nato a valenza strategica». Nelle ultime settimane, infatti, oltre all’azione di forza della polizia sulle mamme, gli attivisti hanno denunciato i tentativi da parte di operai della manutenzione di entrare nella base travestendosi da soldati. «Anche il questore – precisa Fabio D’Alessandro, del comitato di Niscemi – ha ammesso che hanno provato ad ingannare persino la polizia, che non può ispezionare le auto dei militari. In verità con la nota di ieri ci invitano ad andare via». Ma a smontare il presidio gli attivisti non ci pensano affatto. Anzi, in questi giorni fervono i preparativi per la manifestazione nazionale indetta per sabato 30 marzo. «Stiamo ricevendo tante e variegate adesioni – conclude D’Alessandro – ma la vera differenza la farà la presenza più o meno massiccia dei cittadini di Niscemi».

[Foto di Leone Venticinque]

Salvo Catalano

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