Cercare qualcosa di buono nell’azione politica dell’Udc siciliana è un’impresa difficile, se non disperata. Anche mettendoci tutta la buona volontà, dobbiamo constatare che di questa formazine politica non c’è proprio nulla da prendere. Purtroppo, sembra uno dei quei pochi casi in cui l’apparenza coincide con la sostanza.
L’apparenza ci descrive un partito guidato da ‘nobili’ fini, ovvero gli interessi, più o meni trasparenti, del suo leader nazionale. L’apparenza ci trasmette l’immagine di una costola siciliana di questo partito, rappresentata dal senatore messinese, Gianpiero D’Alia, segretario regionale Udc, completamente asservita alla volontà della sua segreteria romana.
Una costola che ha cancellato dal suo vocabolario temi come la questione siciliana o la questione meridionale, alla faccia di Don Sturzo, che si starà rivoltando nella tomba, nel constatare, dall’ aldilà, che i suoi ‘presunti’ eredi svendono gli interessi della Sicilia e il benessere dei siciliani sull’altare di Pieferdinando Casini, politicante affarista dal non brillante curriculum, già fervente sostenitore del Governo della ‘macelleria sociale’ e della guerra al regionalismo di Mario Monti.
Non stupisce, in questo quadro, la presa di posizione di D’Alia sulle vicenda relativa alle manganellate ai manifestanti siciliani del movimento No Muos, di cui vi abbiamo raccontato in questo articolo.
Il senatore in questione, messinese di nascita e romano d’adozione, senza chiedersi quali danni alla salute dei siciliani potrebbe derivare dall’installazione delle parabole satelittari americane a Niscemi- il Muos per l’appunto- e alla faccia dello studio di due esperti del Politecnico di Torino che denunciano i rischi sanitari dell’elettromagnetismo, si schiera a fianco del ministro degli Interni del governo Monti, Anna Maria Cancellieri: “Sul Muos noi siamo con il ministro Cancellieri. Non da oggi e non per calcolo elettorale”, ha detto D’Alia.
La ministra Cancellieri. La stessa che, alla vigilia della discussione all’Ars delle mozioni anti- Muos (unificate ed approvate all’unanimità) fa sapere, con un tempismo scandaloso, che la base americana di Niscemi è un sito di interesse strategico nazionale. Un modo per dire che le decisioni del Parlamento siciliano non valgono niente.
Insomma, Casini ordina, l’Udc siciliana esegue. Il governo Monti va difeso, anche quando se ne infischia della salute dei siciliani o delle manganellate prese dai manifestanti che si oppongono ad una decisione calata dall’alto che non tiene conto del benessere, della vocazione pacifista e delle prerogative costituzionali di un territorio.
Unico barlume in queste ore buie per la Sicilia, la presa di posizione del Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che, seppur a scoppio ritardato, annuncia di avere comunicato al dipartimento Usa di Sigonella che, da oggi, i lavori per l’installazione del ‘Muos’ (Mobile User Objective System), sono sospesi.
A scoppio ritardato, Crocetta, comunque, dimostra coraggio: “Avevo incontrato alcuni diplomatici Usa dell’ambasciata americana e li avevo invitati, in modo bonario, a non accelerare i lavori e a procedere con prudenza. Ho detto che non avremmo gradito forzature rispetto ai blocchi dei manifestanti. Finora non era successo niente, ma ieri notte, purtroppo, e’ accaduto” dice il Presidente della Regione siciliana all’Ansa.
Il provvedimento di Crocetta, tecnicamente, non è’ una revoca, ma un blocco dei lavori. Perché, dice il presidente della Regione, “troppe cose non quadrano: il progetto non prevede un monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche e lo studio sull’impatto ambientale e sui rischi per la salute. E’ stato realizzato da uno studio d’ingegneria, e non dall’Istituto Superiore di Sanità, come sarebbe stato ovvio”. E ancora: “Le antenne militari potrebbero creare problemi nelle frequenze radio degli aerei civili nel vicino aeroporto di Comiso, che dovrebbe diventare operativo a breve”.
A fermare i lavori ci aveva già provato la procura di Caltagirone, che lo scorso 6 ottobre aveva sequestrato il cantiere per violazione delle prescrizioni fissate dal decreto istitutivo dell’area protetta, la stessa su cui insiste la stazione militare; ma il Tribunale della Libertà di Catania (ma di quale ‘Libertà’?), tre settimane dopo ha dissequestrato l’opera, mai voluta dai cittadini di Niscemi e ostacolata dal Consiglio comunale.
Il Muos, progettato per rendere più rapidi e integrati gli scambi di informazioni dell’esercito americano, prevede quattro siti: due impianti sono localizzati negli Stati Uniti, in Virginia e nelle Hawaii; il terzo in Oceania e il quarto a Niscemi nella riserva naturale della ‘Sughereta’.
Tutti i siti, tranne quello siciliano, sono localizzati in aree a bassa presenza demografica. Della serie, in Sicilia si può fare tutto, anche cuocere a microonde i suoi abitanti…
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