Il governo regionale sul Muos non ha potuto fare nulla. A tornare sulla realizzazione dell’impianto satellitare nella base militare statunitense di Niscemi è il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Il governatore lo ha fatto poco dopo essere uscito dall’audizione in commissione nazionale antimafia, dove Crocetta è stato ascoltato per la seconda volta nel giro di due mesi. Un colloquio che, stavolta, è stato secretato e sul quale ha detto poco, ma che è bastato per riaccendere i toni sulle decisioni prese negli scorsi anni in merito al sito di contrada Ulmo.
L’argomento Muos è venuto fuori dopo che si è diffusa la voce di una presunta telefonata che Crocetta ha raccontato di aver ricevuto a fine 2012. Chiamata proveniente dagli Stati Uniti, in cui una voce avrebbe annunciato che il governatore avrebbe fatto la stessa fine di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione assassinato da Cosa nostra il 6 gennaio 1980. Alla domanda se la minaccia fosse legata all’impianto satellitare, il governatore ha risposto: «Come si fa a dire? Anche perché poi la questione del Muos l’ha risolta sostanzialmente la magistratura, un po’ come è successo per il termovalorizzatore di Parma».
Il riferimento di Crocetta va agli sviluppi giudiziari che hanno segnato la storia del Muos, prima nell’ambito della giustizia amministrativa e poi nelle aule del Tribunale di Caltagirone, dove è aperto un processo sui presunti danni ambientali causati dalla costruzione delle antenne. Prima però che fossero i giudici a pronunciarsi sulla legittimità del sito di Niscemi, la Regione è stata più volte chiamata in causa, a proposito delle autorizzazioni che furono in un primo tempo concesse, poi revocate e poi – con la cosiddetta revoca delle revoche – di nuovo approvate. Una misura, quest’ultima, che il governo motivò con il rischio di incorrere in una richiesta di risarcimento da parte del governo statunitense. Spiegazione che Crocetta è tornato a dare oggi. «Un politico può trovare da ridire ma un amministratore non ha scelte – ha detto il governatore -. Il ministero della Difesa ci chiedeva 39 mila euro al giorno per il mancato funzionamento, la Regione sarebbe fallita nel giro di pochi mesi».
Dichiarazioni che trovano, però, una netta replica in Nello Papandrea, uno dei legali del movimento No Muos. «Il ministero della Difesa non ha mai avanzato richieste di risarcimento per il semplice fatto che non avrebbe potuto – dichiara l’avvocato a MeridioNews -. E questo visto che, nonostante nell’intera vicenda abbia fatto le veci del governo americano, direttamente non può avere interessi lesi che portino a una richiesta di danni». Al contempo Papandrea esclude che sia mai stata avanzata ufficialmente una richiesta da parte degli Stati Uniti. «Non c’è traccia in alcun procedimento giudiziario – continua -. Gli Stati Uniti non sono mai comparsi ufficialmente nelle aule dei tribunali. Del risarcimento se ne è parlato soltanto in via ipotetica». Un commento, poi, sul parallelismo con l’inceneritore di Parma. «Mi sembra fuori luogo per un motivo ben preciso: quell’infrastruttura tirava in ballo soltanto i rischi per la salute. Nel caso del Muos, invece, si parla di riflessi geopolitici, su cui la politica non si è mai espressa ufficialmente. Le antenne – conclude il legale – sono state realizzate partendo da accordi bilaterali Italia-Usa che avrebbero dovuto essere discussi prima di tutto dalla politica». Sulla possibilità, infine, che Crocetta abbia potuto subire pressioni esterne Papandrea si dichiara possibilista: «È verosimile, se consideriamo gli improvvisi cambiamenti di decisione che ci furono», conclude.
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