«Mio padre è entrato in ospedale con le fedi nuziali al dito. Ma quando, dopo il suo decesso, abbiamo richiesto i suoi oggetti personali, le fedi non ci sono state restituite». Francesco Basile non riesce a trattenere il dolore per quanto è accaduto a lui e alla sua famiglia. Non è passata nemmeno una settimana da quando suo padre è morto di Covid all‘ospedale Cannizzaro di Catania. Adesso, a fare aumentare lo sconforto a lui e ai suoi familiari è la scomparsa delle due fedi nuziali che suo padre avrebbe indossato al momento del ricovero, avvenuto lo scorso 31 ottobre nel reparto di Pneumologia. «Fino al 4 novembre è rimasto lì – racconta Basile a MeridioNews – Dopodiché le sue condizioni si sono aggravate ed è stato trasferito in Rianimazione, per poi morire la sera del 20 novembre, il giorno del suo compleanno».
Da quanto descritto dal figlio dell’uomo 69enne, dopo il decesso, quando sono stati restituiti gli oggetti personali, a mancare erano proprio i due anelli in oro bianco e in oro giallo. «Ci sono stati restituiti gli occhiali, i vestiti, persino i calzini sporchi di mio padre – continua Basile – Ma nessuno ci sapeva dire dove fossero le fedi. Lui ce le aveva addosso al momento del pre-ricovero, anche mia madre, ricoverata insieme a lui, lo ricorda. Però, dopo qualche giorno dal suo ricovero, mio padre al telefono mi ha detto che gli erano gonfiate le dita e per questo avevano deciso di togliere le fedi. Ho visto il corpo di mio padre in obitorio e nemmeno lì aveva le fedi. Avremmo voluto che fosse stato tumulato con le fedi che ha tenuto al dito per oltre 40 anni, ma non è stato possibile». Basile lo scorso 22 novembre, insieme al fratello, ha presentato una denuncia in questura con cui ha messo a conoscenza dei fatti la polizia.
«In ospedale abbiamo chiesto anche la lista degli oggetti personali del paziente che viene stilata al momento del pre-ricovero: ma anche in quel caso ci sono state date risposte vaghe e non ci è stato fornito nessun documento – aggiunge Basile – Dall’ospedale non abbiamo ricevuto nessuna chiamata, così ci siamo rivolti alla polizia, che sta indagando. Hanno interrogato il caposala, che a sua volta ha chiesto al personale di ritrovare le fedi, ma nessuno sa niente. Se non ci saranno risvolti, la polizia ci ha detto che saranno visionate le immagini di videosorveglianza del reparto. Siamo dispiaciuti di questo comportamento da parte dell’ospedale Cannizzaro, che non può sottrarsi e deve chiarire cosa sia potuto succedere: ci chiediamo se chi dovrebbe controllare non lo fa e se i protocolli di sicurezza funzionino realmente».
Dal nosocomio catanese fanno sapere al nostro giornale che le unità operative dell’ospedale, attraverso i capisala, hanno collaborato fin dall’inizio per cercare di ritrovare gli oggetti e che gli stessi vertici del Cannizzaro hanno suggerito di fare denuncia all’autorità giudiziaria a cui compete di escludere o includere un eventuale reato. Sempre dall’ospedale specificano che le telecamere di videosorveglianza sono presenti nei corridoi e possono essere utilizzate per motivi di sicurezza, mentre quelle all’interno del reparto hanno la funzione esclusivamente di monitorare le condizioni del paziente. Inoltre nei reparti ha accesso soltanto il personale autorizzato. Tuttavia, al momento, chiosano dal Cannizzaro, non si può giungere a nessuna conclusione.
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