Se Udc, Pdl e Confindustria hanno dato grande prova di ‘ascarismo‘ in questi giorni, invocando l’intervento del Governo nazionale, in barba allo Statuto speciale della Sicilia, e solo per interessi (o timori) propri, il Movimento per l’Autonomia del governatore Raffaele Lombardo sta rischiando di fare una figura altrettanto barbina.
Rischia, cioè, di confondere la foga con cui molti siciliani hanno difeso la propria storia e l’Autonomia speciale con una difesa del Mpa. Non solo. Rischia di condurre battaglie i cui obiettivi rilevano quella tanta vituperata ‘ignoranza’ in materia di Statuto di cui sono stati accusati i politici che orbitano tra Palermo e le segreterie romane.
Ci riferiamo all’annunciato sit-in del Movimento di Lombardo per lunedì dinnanzi agli uffici del Commissario dello Stato per la Sicilia, reo non solo di avere falcidiato il bilancio, ma anche di non avere difeso la Sicilia sulle norme emanate dallo Stato e in contrasto con le previsioni statutarie.
Sul primo punto nessun dubbio: l’ufficio del commissario dello Stato ha fatto il proprio lavoro, non poteva non impugnare un bilancio privo, in gran parte, di coperture finanziarie. Se non lo avesse fatto oggi avremmo, ad esempio, un mutuo di circa 500 milioni di euro per pagare la spesa corrente e una mare di precari stabilizzati. E bsarebbe stato un vero disastro.
Sul secondo punto aumentano le perplessità. Il sit-in attira di certo l’attenzione e fa rumore. Ma è una protesta che scambia lucciole per lanterne. La questione, infatti, per chi conosce lo Statuto, non è abolire questa istituzione, ma riportarne in vita un’altra, fondamentale per i siciliani: l’Alta Corte. Stupisce che un movimento che si dichiara ‘autonomista non lo sappia.
La battaglia degli autonomisti veri dovrebbe essere condotta per laffermazione di un diritto negato alla Sicilia. Quello di vedere operare lAlta Corte per la Sicilia (che è stata sepolta viva, amava dire il presidente Giuseppe Alessi) , come previsto dallo Statuto che è parte integrante della Costituzione italiana. La voce dello Stato italiano e quella della Sicilia. Alla pari.
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Udc, Pdl e Confindustria: gli ascari di Sicilia
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