Mozione M5s all’Ars contro il mais Ogm Angela Foti: «La Regione prenda posizione»

«Non temo tanto una guerra nucleare, ma una guerra per il genotipo delle specie che mangiamo». Così Angela Foti, deputata regionale del Movimento 5 stelle etneo, prende posizione contro la eventuale introduzione delle coltivazioni geneticamente modificate in Sicilia. E lo ha fatto ieri in un momento non casuale: a pochi giorni dalla sentenza che potrebbe stabilire il primo precedente italiano e nella giornata nazionale dedicata alla raccolta firme per il referendum sul cibo transgenico. Iniziativa condivisa da 39 associazioni e attivata anche a Catania. Alla Regione Sicilia, intanto, Angela Foti ha già presentato una mozione contro la coltivazione del mais geneticamente modificato ed è allo studio un disegno di legge più generale.

L’interesse del M5s siciliano nasce da una scadenza: la sentenza, prevista per il 9 aprile dal tribunale amministrativo del Friuli. Prima regione italiana in cui un’azienda, circa due anni fa, aveva cominciato a preparare la semina del mais transgenico Mon810, brevettato dalla multinazionale Monsanto e noto perché resistente al diserbante Roundup. Dopo le proteste dei cittadini, un decreto ministeriale ne vietò la coltivazione in tutta Italia. Una decisione non condivisa dall’azienda che decise di presentare il ricorso di cui a giorni si attende la sentenza. «Da allora tanti Paesi, come la Francia, si sono tutelati – spiega Foti – Ma se l’azienda vincesse il ricorso, si aprirebbe un precedente».

Che potrebbe interessare anche la Sicilia, nonostante la sua geografia non incoraggi la coltivazione di specie come il mais con un grande fabbisogno di acqua. «Ne sono ben cosciente – continua la deputata M5s all’Ars – Ma dietro questo mais c’è una multinazionale come la Monsanto che ha grande interesse a far diffondere questo prodotto». Per questo il Movimento ha deciso di intraprendere un’azione preventiva: «Vietare la coltivazione di mais ogm per 18 mesi, come permette la legge, poi rinnovabili». «Un segnale importante a prescindere dal rischio concreto per l’isola – commenta Foti – La questione va soprattutto sollevata con l’opinione pubblica, perché il consumatore medio non va tanto per il sottile». Con poca attenzione e scarsa conoscenza per quello che mangia.

Il passo successivo, per il Movimento regionale, è lo studio di una legge che vieti gli ogm. «Ma non quelli che potremmo definire naturali e studiati in buona fede per migliorare la specie. Servono paletti mirati per evitare di bloccare del tutto la ricerca». Un ambito complesso e in gran parte ancora da indagare, con l’aiuto degli esperti, per poi chiedere alla Regione una posizione netta. «Anche perché queste aperture agli ogm andrebbero in contrasto con l’azione, almeno a parole, dell’assessorato regionale che va verso il biologico e la tutela delle varietà originarie della Sicilia», conclude Angela Foti.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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