Mozione all’Ars sul fallimento di Acque potabili siciliane. Rischio crisi idrica per 52 Comuni del Palermitano

A FIRMARLA SONO DEPUTATI DI VARIA ESTRAZIONE POLITICA. OBIETTIVO: IMPEGNARE IL GOVERNO DELLA REGIONE A SCONGIURARE L’INTERRUZIONE DEL SERVIZIO IDRICO E A TUTELARE 206 POSTI DI LAVORO
(In calce in testo integrale della mozione)

Il fallimento della società Acque potabili siciliane che, fino a qualche settimana fa, ha gestito il servizio idrico in 52 Comuni della provincia di Palermo – vicenda della quale il nostro giornale si occupa da qualche settimana – approda a Sala d’Ercole. Ed è anche logico: fino ad oggi il servizio è stato assicurato dai 206 dipendenti che rischiano di perdere il posto di lavoro, sono senza retribuzione, ma – con grande senso di responsabilità verso la collettività – continuano a lavorare.

Insomma, se gli abitanti di 52 Comuni del Palermitano – e stiamo parlando di oltre 400 mila persone – anche dopo la dichiarazione di fallimento della società che ha gestito il servizio idrico, ricevono nelle propria abitazioni l’acqua ogni giorno, ebbene, questo lo si deve al lavoro di queste 76 persone. Una vicenda seguita, passo dopo passo, da Maurizio Terrani, segretario della Uil Tuc di Palermo (nella foto a sinistra).

Ora, come abbiamo già accennato, il fallimento di questa società approva all’Ars con una mozione trasversale, formata da esponenti politici di vari Partiti: Vincenzo Figuccia, Nello Musumeci, Giovanni Lo Sciuto Fabrizio Ferrandelli, Giovanni Di Giacinto, Francesco cascio, Roberto Clemente, Gianluca Miccichè, Salvatore Lo Giudice.

La mozione (che potete leggere nella versione integrale in calce all’articolo), una volta discussa e approvata da Sala d’Ercole, dovrebbe impegnare il Governo regionale ad occuparsi della vicenda. Tutelando il servizio e, soprattutto, i posti di lavoro.

Nella mozione si chiede al Governo regionale di trasferire alla Provincia di Palermo, oggi commissariata, la gestione del servizio. Il tutto in attesa che l’Assemblea regionale siciliana vari la riforma sui servizi idrici integrati.

Il trasferimento delle competenze della società Acque potabili siciliane alla Provincia di Palermo appare necessario per tutelare sia il servizio (scongiurando che 52 Comuni rimangano senz’acqua, con enormi problemi igienico-sanitari), sia i 76 dipendenti.

Un passaggio necessario perché il Governo della Regione, in questa fase, non ha un progetto preciso per la riforma del sistema di gestione dell’acqua in Sicilia. Ricordiamo che il presidente Rosario Crocetta, in campagna elettorale, ha promesso il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua, in accordo con quanto stabilito nel nostro Paese con il referendum del 2011.

Ma adesso sembra che il presidente Crocetta abbia cambiato idea. Il Governo, insomma, si vorrebbe tenere i privati. Mentre all’Ars la situazione sembra confusa, a causa, anche, dell’atteggiamnto ondivago della Commissione legislativa Ambiente, che un po’ ammicca alla gestione privata e un po’ si schiera per la gestione pubblica.

Le contraddizioni emerse in Commissione Ambiente sono la risultante delle divisioni che si registrano all’Ars su tale questione. Una parte dei parlamentari sono per la gestione privata (forse anche perché ci potrebbero essere interessi diretti). Mentre i fautori della gestione pubblica sono divisi.

Ecco l’elenco dei Comuni che rischiano di restare senz’acqua:

Alia, Alimena, Aliminusa, Altavilla Milicia, Bagheria, Balestrate, Blufi, Bolognetta, Bompietro, Caccamo, Campofelice di Fitalia, Campofelice di Roccella, Campofiorito, Camporeale, Capaci, Carini, asteldaccia, Castronovo di Sicilia, Cefalà Diana, Cefalù, Cerda, Chiusa Sclafani, Cinisi, Corleone, Ficarazzi, Giuliana, Godrano, Isola delle Femmine, Lascari, Lercara Friddi, Marineo, Mezzoiuso, Misilmeri, Montelepre, Montemaggiore Belsito, Partinico Piana degli Albanesi, Pollina, Roccapalumba, San Mauro Castelverde, Santa Cristina Gela, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Flavia, Sciara, Termini Imerese, Torretta, Terrasini, Trappeto, Vicari, Villabate, Villafrati.

 

Per completezza d’informazione va detto che gli altri Comuni del Palermitano hanno preferito una gestione in proprio. Il passaggio è importante, perché il parlamentare del PD siciliano che segua con grande attenzione il tema acqua, Giovanni Panepinto, si batte per affidare ai Comuni la gestione. Una battaglia politica condivisibile, perché tanti Comuni siciliani possono utilizzare le proprie risorse idriche che solo una legge demenziale vorrebbe trasferire ai privati di Sicilacque.

 

Semmai, va abolita Sicilacque che non solo, in tutti questi anni, non ha riparato le condotte idriche della Sicilia (le perdite di acqua, in media, a causa delle condotte fatiscenti sfiorano il 50 per cento), ma vende ai siciliani l’acqua che è già dei siciliani. Utilizzando infrastrutture idriche che sono state realizzate con i soldi dei siciliani.

Insomma, possiamo ben dire che la legge regionale che ha istituito Sicilacque è una delle più sbagliate nella storia dell’Autonomia siciliana.   

Di seguito il testo della mozione:

 MOZIONE

Provvedimenti urgenti in materia di servizio idrico integrato finalizzati a scongiurare il grave rischio ambientale di interruzione del servizio

L’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA

Premesso che

nei nove ATO delle Province regionali siciliane che si occupano del servizio idrico integrato, la situazione relativa alla gestione del servizio è a tal punto deficitaria da comportare seri rischi di interruzione che minacciano bisogni prioritari quali l’igiene, la salute dei cittadini e la qualità dell’ambiente;

considerato che

la Società Acque Potabili Siciliane gestisce il servizio idrico integrato in 52 comuni (servendo oltre 400.000 abitanti) della Provincia regionale di Palermo. La società dopo circa due anni di amministrazione straordinaria (legge Prodi bis), dal 29 ottobre u.s. è stata dichiarata fallita con decreto del tribunale di Palermo;

tale circostanza determina l’esigenza inderogabile di garantire il servizio idrico integrato senza soluzione di continuità, allo scopo di evitare l’interruzione di pubblico servizio che costituisce fattispecie di reato ai sensi dell’art. 340 del codice penale;

rilevato, altresì che

il servizio idrico integrato contempla oltre alla captazione, adduzione, potabilizzazione e distribuzione dell’acqua potabile, anche il sistema fognario e la depurazione delle acque reflue, che per loro natura hanno nella quasi totalità una dimensione sovracomunale. Gli effetti conseguenti alla mancata depurazione delle acque, sotto il profilo del loro impatto ambientale, hanno un rilievo che certamente interessa un territorio più vasto della sola Provincia regionale di Palermo;

ritenuto che

appare opportuno garantire un intervento che sin dalle prossime ore permetta:

di gestire l’emergenza nel territorio di carattere igienico sanitario ed ambientale per i 52 comuni;

di assicurare la continuità del servizio idrico integrato;

di assicurare la salvaguardia del personale della Società Acque Potabili Siciliane.

IMPEGNA IL GOVERNO DELLA REGIONE

affinché nelle more dell’approvazione del ddl sul riordino dei servizi idrici integrati in Sicilia, voglia assumere provvedimenti urgenti che scongiurino la possibile interruzione del servizio idrico integrato nei nove ATO delle Province regionali siciliane;

voglia, inoltre, individuare nel Commissario della Provincia regionale di Palermo, in quanto Commissario ATO idrico Palermo 1, il soggetto che possa rilevare, in questa fase transitoria, la gestione del servizio idrico integrato, utilizzando le maestranze di APS; soluzione, questa, che consentirebbe immediatamente di garantire il sevizio idrico integrato senza rischio alcuno di interruzione e di grave impatto ambientale.

Palermo, 07/11/2013

FIGUCCIA

MUSUMECI

FERRANDELLI

LO SCIUTO

DI GIACINTO

CLEMENTE

CASCIO FRANCESCO

MICCICHE’

LO GIUDICE

 

Redazione

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