Movida, un progetto di dehors pubblici Confcommercio: «Il Comune non ascolta»

«Con questo piano di dehors pubblici ci poniamo l’obiettivo di salvare il centro storico di Catania dallo svuotamento degli esercizi commerciali che sta portando solo degrado». Le parole di ottimismo del vicedirettore della Confcommercio etnea, Francesco Sorbello, aprono la conferenza stampa con cui l’ente e la federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) hanno presentato una proposta di occupazione del suolo pubblico catanese alternativa a quella attuale. I destinatari sarebbero «gli esercenti commerciali e l’assessore alle Attività produttive, Angela Mazzola, che cerchiamo di sensibilizzare da novembre, finora senza successo», sottolinea il dirigente.

La proposta si inserisce nella polemica sollevata in queste settimane dalla segretaria del circolo centro storico del Pd, Adele Palazzo, contro la presenza di gazebo nel cuore della movida etnea. «Hanno trasformato un luogo tra i più belli d’Europa in un vero e proprio accampamento di tende e capanne in plastica», ha dichiarato. Ma Dario Pistorio, presidente Fipe Confcommercio, afferma: «E’ da tempo che abbiamo pronto questo progetto. E’ vero che non c’è una scadenza, ma è ugualmente una corsa contro il tempo e ci auguriamo di essere presto ascoltati dall’amministrazione comunale».

I dehors pubblici presentati «sono strutture di tipo leggero e lineare, anche con pedana. Sono semplici, non invasive e in linea con l’arredamento cittadino, create in vetro, ghisa, ferro o acciaio, da utilizzare da ottobre ad aprile e che non riguardano solo la zona di piazza Teatro Massimo», spiega Giusi Scuderi, uno degli architetti del progetto. Questa tipologia di occupazione del suolo pubblico prevede anche ombrelloni, tende e gazebo in tessuto impermeabile bianco panna, coperture con lastre di vetro e pedane corredate da paraventi e fioriere, nel rispetto delle norme di passaggio pedonali, accessibilità ai veicoli e abbattimento delle barriere architettoniche. «Un progetto di rilancio dell’immagine di Catania, facilmente realizzabile, che vuole essere indicativo e che non sarebbe obbligatorio per gli esercenti – commenta Pistorio – I vantaggii sarebbero la visibilità e l’ampliamento del proprio locale», più la licenza quadriennale, come si legge nel regolamento.

L’idea, realizzata dagli architetti Giusi Scuderi e Filippo Caponnetto, avrebbe un costo di applicazione che varia dai diecimila ai 20mila euro in base al metraggio della struttura. «La nostra proposta è aperta a varianti sia di modo sia di costo», giustifica Massimo Magrì, responsabile Fipe per la sezione bar. E continua: «La cosa importante è ridare competitività al capoluogo etneo, rendere il centro storico un piacere sia per i cittadini sia per i turisti, e sfruttare al meglio le nostre potenzialità commerciali».

Cassandra Di Giacomo

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