Tra i numerosi quartieri di Palermo che negli ultimi tempi sembrano vivere un momento di rinascita e di rigenerazione, ce ne sono alcuni meno fortunati, come la Vucciria che sembra diventata terra di nessuno. In alcune zone della città, infatti, è stato avviato un percorso di recupero come allo Zen, in via Paternostro, a Ballarò e alla Magione, dove le associazioni che lavorano nel territorio – dagli artigiani alle assemblee e movimenti che hanno intrapreso un dialogo virtuoso con l’amministrazione comunale – sono riuscite a cambiare il volto di queste realtà. Ma non bisogna andare troppo lontano per sprofondare nello sconforto, come ad esempio nel mercato storico che dipinse Guttuso e che oggi sembra essere dimenticato dalle istituzioni.
Di quello che fu il mercato, vivo di abbanniate e cibi freschi a buon prezzo conosciuto in tutta la città e anche in provincia, rimane un ricordo sbiadito. Sono poche le bancarelle che vendono frutta fresca, carne e pesce di giornata. E anche se al calare della sera aprono diversi pub, la situazione è degenerata negli ultimi mesi e si verificano spesso episodi di criminalità: la mattina piazza Garraffaello, specie dopo i week end, è un tappeto di bottiglie di birra; sono diversi i vicoli usati come orinatoi pubblici. Anche la Taverna Azzurra, che fu un luogo di ritrovo per i giovani artisti e bohemien di Palermo, ha deciso di chiudere alle 22.30 perché i titolari reputano che l’ambiente sia meno sicuro di un tempo.
«Da sei mesi chiudiamo alle 22.30 – spiega Pietro Sutera della Taverna Azzurra – dopo quell’orario non è più ambiente a noi consono. Da noi si fa l’aperitivo, poi chiudiamo. Le persone che frequentano la taverna hanno un altro imprinting rispetto a chi adesso frequenta la Vucciria. Il malumore generale lo percepisco anch’io anche se per fortuna non lo vivo. La nostra chiusura dipende dal fatto che non ci rispecchiamo più nel contesto che si è creato: ogni sera troppe rapine e troppe liti, è ovvio che se ci fosse un controllo più costante le cose potrebbero migliorare. Il nostro è un locale perbene che si è trovato a scontrarsi con altre realtà e noi abbiamo deciso di fare un passo indietro perché più che i soldi abbiamo a cuore le sorti della Taverna Azzurra, un locale storico che ho ereditato dai miei genitori, i quali, a loro volta, l’avevano ereditato dai miei nonni. Ci tengo a conservarne la memoria – aggiunge – ma adesso è tutto fuori controllo e io voglio salvaguardare i miei clienti».
Oltre alla Taverna Azzurra, a tramandare la memoria storica nel quartiere da quando è scenario della movida cittadina, ci sono l’artista austriaco Uwe e la sua compagna Costanza. «La Vucciria di notte è sempre strapiena di giovani e con volumi di musica esagerati che provengono dai bar e dalle piazze – dicono i due -. Ieri mattina alle sette era un tappeto di bottiglie. Ed è così dal 2009. Ogni mattina vengono a pulire tutto e, a volte, la Vucciria è più pulita di altre zone della città. Ma i problemi della Vucciria sono altri, non è normale che si spendano 750mila euro per la messa in sicurezza dell’ex Loggia dei Catalani e che adesso è sempre più piena di immondizia».
Per i due servirebbe un piano per l’avvio della raccolta differenziata, ma mancherebbe «la possibilità di dialogo con le istituzioni. Quando l’Amministrazione si ricorda della Vucciria provoca danni – proseguono – come per via Della Loggia e via Garraffaello da dove hanno tolto le balate storiche. L’amministrazione in piazza non ha mai fatto nulla di buono, peggiorando la situazione sempre di più».
«Adesso è anche arrivato un decreto per la condanna a carico di Uwe – dice Costanza -, che risale all’imbrattamento della la fontana di piazza Caracciolo, che ha poi ripulito. È tutto è molto strano – conclude – percepisco che c’è qualcosa di molto più grave che non ci dicono, bisognerebbe andare in profondità».
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