Dopo le vicende legate alla presenza della discarica Oikos, il Comune etneo torna a far parlare di sé a causa di una delibera con la quale sindaco e assessori approvano la costruzione di un termovalorizzatore. Dura la replica dei cittadini che invocano il dietrofront
Motta S. Anastasia, «giunta vuole un inceneritore» Progetto bocciato a Belpasso, i comitati protestano
Una delibera di giunta del Comune di Motta Sant’Anastasia ha messo tutti in allarme. Il 19 dicembre scorso il sindaco Anastasio Carrà e i suoi assessori hanno approvato la proposta di una ditta privata svizzera, la Nexxus Energy AG, per la costruzione di un «Centro tecnologico innovativo» vicino alla stazione ferroviaria del paese e allo svincolo autostradale della Palermo-Catania. Dietro questo nome accattivante si cela una struttura – composta da 13 piattaforme per il trattamento di circa 700 mila tonnalleta annue di rifiuti, un centro di ricerche scientifiche, un museo, un punto di ristoro e un parco con annesso laghetto – che secondo i comitati No Discarica di Motta e Misterbianco sarebbe un vero e proprio termovalorizzatore.
Un piano già noto e rifiutato dal Comune di Belpasso, contattato in un primo momento per un terreno di circa 66 ettari adiacente all’area ora indicata dal progetto, che adesso dovrà essere portato al vaglio dei consiglieri mottesi. Ad avanzare perplessità sulla natura dell’opera, per la quale dovrebbero essere impegnati dal privato circa 600 milioni di euro, è il consigliere di Belpasso Giuseppe Piana. «È un termovalorizzatore a tutti gli effetti – spiega Piana a MeridioNews – È la stessa proposta che a noi è stata presentata in modo informale, con una comunicazione al sindaco e agli uffici. A Motta però è successa una cosa in più – aggiunge Piana – cioè una vera e propria delibera di giunta, ovvero un passaggio politico a tutti gli effetti».
Il consigliere spiega che il rifiuto arrivato nel primo Comune, il suo, era legato alla destinazione d’uso della porzione indicata, destinata all’agricoltura e per questo inutilizzabile per altri scopi. «Dopo questa bocciatura, tra virgolette, dei nostri uffici la società ha cercato un nuovo soggetto, anche perché stiamo parlando di una zona confinante, dove ora ci sono soltanto aranceti».
A mettersi in allerta per primo, però, è stato il comitato No Discarica di Motta e Misterbianco che, in un comunicato stampa, ha annunciato azioni di protesta contro la decisione del sindaco. «Dopo soli nove giorni dall’approvazione in giunta la delibera sarà portata in commissione consiliare giorno 28. I tempi sono molto sospetti, direi assurdi – commenta dal comitato Danilo Festa a MeridioNews – La proposta di un privato presa dal sindaco e portata in giunta e poi in Consiglio comunale in così poco tempo è un dato anomalo. Stiamo parlando, tra l’altro, di un progetto molto grosso da circa 580 milioni di euro che fa tornare indietro di molti anni – conclude Festa – In un periodo come questo dove, al contrario, tutti gli enti pubblici stanno implementando sistemi di raccolta differenziata». Ma il comitato non è il solo ad aver avanzato dubbi e criticità.
Alcuni organismi che fanno parte del Patto fiume Simeto, un accordo programmatico tra amministrazioni comunali ed associazioni per la salvaguardia del corso d’acqua di cui fa parte anche il Comune di Motta, hanno infatti accolto con stupore la decisione di Carrà. «Noi ci siamo subito allertati – ha detto a MeridioNews Silvana Ranza presidente del presidio partecipativo del Patto – ho mandato tutto al presidente, il sindaco di Paternò Mauro Mangano, e faremo al più presto un’assemblea di natura emergenziale».
«Il Patto è nato proprio per evitare che si costruiscano strutture del genere – continua Ranza – vedere dunque un Comune firmatario uscirsene in questo modo ci sembra onetamente inverosimile e inaccettabile». Sulla possibilità di una estromissione di Motta dal patto, Ranza afferma inoltre: «Abbiamo già deciso di organizzare un evento importante in cui saranno chiamate a partecipare tutte le associazioni e in consigli dei Comuni del Simeto. Non invocheremo sicuramente l’espulsione – conclude – ma invocheremo il rispetto degli impegni presi».
«Sono passati solo alcuni anni, sono cambiati i protagonisti ma, nella sostanza, non è cambiato nulla – concludono infine i comitati in una nota – torna sulle nostre teste la minaccia degli inceneritori. Siamo, infatti, nuovamente spettatori di una tragedia per la nostra terra che vede un’amministrazione comunale poco accorta – concludono – per nulla informata sui pericoli reali legati alla stretta convivenza con un termovalorizzatore e, vogliamo credere, raggirata da una grossa azienda». L’amministrazione comunale di Motta Sant’Anastasia, nonostante i diversi tentativi da parte nostra, non ha replicato.