Un vero e proprio polverone. È quello sollevato a Motta Sant’Anastasia. Nel Comune amministrato dal sindaco e vice segretario regionale della Lega Anastasio Carrà, l’eco della morte di Vanessa Zappalà – la 26enne di Trecastagni uccisa dall’ex compagno, poi ritrovato impiccato – sembra aver ispirato l’amministrazione locale, che ha deciso di installare una targa in una panchina già colorata in passato di rosso dai bambini delle scuole per ricordare le vittime di femminicidio. Iniziativa che però non è piaciuta ai più, che rimproverano ai consiglieri di maggioranza un certo protagonismo venato da un maschilismo neanche troppo nascosto.
Ma a indignare è stato soprattutto il tono paternalistico della scritta, che definisce la donna e la sua realizzazione in funzione dei comportamenti e delle attenzioni dell’uomo. Un concetto culturalmente non distante dal brodo machista di cui tanto si discute in questi giorni e che si vorrebbe combattere per porre freno al fenomeno dei femminicidi.
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