La data della seduta del Consiglio comunale che avrebbe dovuto approvare la delibera per la costruzione di un termovalorizzatore a Motta Sant’Anastia, prevista nei giorni scorsi, si è allontanata. È questo il primo risultato che i comitati No discarica e le associazioni che hanno protestato contro l’opera, sentono di aver portato a casa. «Siamo nati contro questi mostri che sono la discarica di Tiritì e Valanghe d’Inverno, e ora arriva l’altra grande beffa». A parlare è Maria Caruso, una cittadina di Misterbianco del comitato che, insieme all’omologo di Motta, ad altre associazioni e ai Comuni del Patto per il fiume Simeto, si è riunito sabato scorso nell’auditorium della scuola del Comune etneo per provare a bloccare i piani dell’amministrazione guidata da Anastasio Carrà.
Proprio il sindaco, insieme ai suoi assessori, il 19 dicembre scorso aveva infatti approvato la proposta di una ditta privata svizzera, la Nexxus Energy AG, per la costruzione di un «Centro tecnologico innovativo» vicino alla stazione ferroviaria del paese e allo svincolo autostradale della Palermo-Catania. Dietro questo nome accattivante si cela una struttura composta da 13 piattaforme per il trattamento di circa 700 mila tonnallete annue di rifiuti. All’assemblea hanno inviato messaggi di supporto i sindaci di Adrano, Biancavilla, Belpasso, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Troina, Centuripe e Regalbuto. Grande assente proprio Carrà, che ha perso in questo modo l’occasione per confrontarsi con altri esponenti del mondo ambientalista e associativo come David Mascali, rappresentante del Presidio del Patto; Silvana Ranza, presidente del Presidio; Santo Gulisano, esponente dell’associazione No discarica; e i docenti universitari Aurelio Angelini, Beniamino Ginatempo e Paolo Guarnaccia. Presenti inoltre tutti i consiglieri d’opposizione. A differenza della maggioranza, senza neanche un rappresentante.
«Dopo 30 anni di gestione emergenziale dei rifiuti – continua Maria – è questa la risposta? Vogliamo una maturità diversa da parte delle nostre istituzioni, chiediamo che si ponga fine a questo modo di organizzare le cose e l’introduzione di un piano rifiuti serio. Un progetto – conclude – che superi gli inceneritori e cerchi risposte in forme alternative di smaltimento». «Il problema – le fa eco Silvana Ranza, presidente del presidio Patto per il fiume Simeto – non è solo di Motta ma di tutti i Comuni della Valle. Ci dicono che gli impianti possono creare posti di lavoro, forse è vero solo per i medici che dovranno venire qui a curarci».
«In queste ore la realtà sembra divisa in due parti – scrive a proposito Danilo Festa, attivista e consigliere comunale, sulla propria pagina Facebook – Da una parte c’è la mafia, ci sono gli arresti e le infiltrazioni nel settore dei rifiuti. Dall’altra c’è chi ritiene che realizzare e gestire un inceneritore a Catania rappresenti un semplice passo verso il progresso. Una dicotomia miope e insopportabile». Il progetto del termovalorizzatore era già stato rifiutato dal Comune di Belpasso, contattato in un primo momento, per un terreno di circa 66 ettari adiacente all’area ora indicata dal progetto, che adesso dovrà essere portato al vaglio dei consiglieri mottesi. «Alla fine dell’incontro – spiega un’altra attivista, Anna Bonforte – le associazioni hanno chiesto la verifica dello studio di fattibilità già fatto, alla presenza di consulenti del comitato, in modo da poter partecipare al processo decisionale e capire se ci sono pericoli per la salute dei nostri concittadini».
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