Motta e Misterbianco, cittadini vs discarica Firme e lenzuoli per fermare il piano rifiuti

«Ci hanno insegnato che l’ambiente va rispettato, ma qui ci sono due paesi persi». Chiara Occhipinti il suo disappunto lo ha scritto su un lenzuolo appeso al balcone. «Noi qui sentiamo la puzza», si legge qua e là sulle ringhiere dei palazzi di Motta sant’Anastasia. L’odore nauseabondo è quello proveniente da contrada Tiritì. Incastrata nella valle del fiume Sieli, la discarica gestita dalla ditta Oikos Spa si trova praticamente alle porte di Misterbianco, ma sul territorio del Comune di Motta. «La discarica esiste da trent’anni, ma adesso l’odore è insopportabile», continua Chiara. E le esalazioni rischiano di aumentare. Il piano regionale rifiuti – approvato dal ministero dell’Ambiente il 6 luglio – prevede l’ipotesi della creazione di un nuovo sito nella contigua contrada Valanghe d’inverno, in un terreno di proprietà della Oikos.

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«Lo chiamano allargamento, ma in realtà è la creazione di una nuova discarica», spiega Margherita Aiello, una delle coordinatrici del comitato cittadino spontaneo che si sta battendo contro l’impianto. «La vecchia vasca dev’essere bonificata, perché satura. La nuova dovrà smaltire due milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti, quasi l’85 per cento della produzione etnea». I due paesi rischiano quindi di ospitare il più grande impianto di smaltimento della regione, con una capacità potenziale di tre milioni di metri cubi. La Regione ha individuato nella provincia tre siti «con volumi potenziali disponibili». L’impianto di Grotte San Giorgio, a Catania, e quello di contrada Tiritì che hanno spazio residuo per poco più di 600mila metri cubi, e il più che capiente sito di contrada Valanghe d’inverno.

«Abbiamo deciso di chiedere al sindaco di Motta (Angelo Giuffrida, Mpa ndr) di impugnare il piano», continua Aiello. Una raccolta firme, pensata inizialmente con modalità porta a porta, «ma sono stati gli stessi cittadini a venire da noi, chiedendo di firmare», afferma entusiasta la coordinatrice. Le adesioni, che verranno presentate al Consiglio comunale lunedì, finora sono 1200. «Gli aventi diritto sono più di settemila, mi sembra un ottimo risultato», afferma Danilo Festa, consigliere del Partito democratico. Il primo cittadino misterbianchese Nino Di Guardo – eletto a maggio con una lista civica – ha già accolto la proposta, chiedendo di fare fronte comune durante un Consiglio comunale al quale è stato invitato. Ma il collega mottese ha dichiarato in varie occasioni di voler conoscere meglio il piano regionale, già pubblicato nella Gazzetta ufficiale dello scorso 26 luglio. «E nessuno della sua amministrazione ha firmato la richiesta popolare», afferma Festa.

«Stiamo agendo su due livelli – spiega il consigliere – Da una parte la petizione, dall’altra un ordine del giorno con un testo identico già firmato dai capigruppo con una larga maggioranza». Ai due documenti è allegata una relazione del docente dell’Università di Palermo Aurelio Angelini nella quale il professore di Sociologia dell’ambiente spiega le motivazioni per le quali non si dovrebbe provvedere all’operazione.

Intanto le emergenze relative allo smaltimento dei rifiuti si susseguono senza sosta, ricadendo inevitabilmente sulle spalle altrui. Lunghe colonne di camion in queste settimane provengono anche dalla discarica palermitana di Bellolampo e da quella di Gela. «L’ampliamento della discarica di contrada Tiritì aumenterà ulteriormente il suo ruolo di sito emergenziale», dice Danilo Festa.

«Ci opponiamo alla devastazione del nostro territorio», afferma Margherita Aiello che, insieme al comitato spontaneo e al movimento dei lenzuoli, prepara una manifestazione che si svolgerà a Motta e Misterbianco. Due cortei distinti che si uniranno proprio in contrada Tiritì il 15 settembre. A lei fa eco Chiara Occhipinti: «Siamo stanchi di non poter aprire le finestre, di vivere in estate con i condizionatori sempre accesi». Finora i messaggi appesi a balconi e cancelli sono una trentina. «Dalla piccola sciocchezza, come appendere un lenzuolo, può passare un messaggio importante», sostiene.

Carmen Valisano

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