È morto a Catania il sostituto procuratore Giuseppe Gennaro. Aveva 73 anni ed era malato da tempo. È stato uno dei magistrati più di lungo corso procura di Catania. Uno degli ultimi casi di cui si è occupato è stato il processo Iblis su rapporti tra mafia, imprenditoria e politica. Nel quale è stato imputato e condannato, tra gli altri, l’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. Ma la carriera di Gennaro non è stata priva di polemiche.
Un passato da presidente dell’associazione nazionale magistrati, è stato uno dei protagonisti del secondo Caso Catania. Nel 2001 sono altri due magistrati, tra i quali Titta Scidà, allora presidente del tribunale dei Minori, a portare il suo caso davanti al Csm. Per l’acquisto di un villino bifamiliare a San Giovanni La Punta dalla ditta Distefano costruzioni. Tra i soci dell’azienda c’è la moglie di Carmelo Rizzo, poi accusato dai pm di collusione con il clan Laudani. Gennaro smentisce di conoscere Rizzo, il cui nome non compare nell’atto di acquisto della casa. Ma la questione arriva comunque alla procura di Messina, alla quale spetta il compito di giudicare i colleghi etnei.
Le indagini a carico di Gennaro sono sempre state archiviate, pur smentendo la difesa di base del procuratore: impossibile che lui e Rizzo non si conoscessero. E a provarlo, oltre a diversi testimoni, c’è un assegno da nove milioni girato dal magistrato alla G.C.F.lli Rizzo snc. Tanto è bastato alle associazioni antimafia catanesi per chiedere al Csm di non sceglierlo alla guida della procura etnea quando, nel 2011, si è candidato come successore di Vincenzo D’Agata.
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