Paura, rabbia e quel puzzo intenso di cenere che invade le narici. Si risveglia così Monreale dopo l’incendio che ha devastato monte Caputo e alcune zone a San Martino delle Scale, da Caputello fino al Castellaccio, lambito dalle fiamme. Una lunga notte, terminata solo questa mattina, quando i canadair hanno spento gli ultimi focolai. Sul posto un dispiegamento di forze ingente, per limitare il più possibile le conseguenze, con vigili del fuoco arrivati da tutta la Sicilia e anche da Reggio Calabria. «Sono stato qui stanotte, fino a quando non sono arrivati il canadair e l’elicottero. Solo una volta domate le fiamme siamo andati tutti via», racconta il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono.
«Difficile su due piede quantificare la consistenza di quanto danneggiato dalle fiamme, in ogni caso siamo davanti a un evento immane, bisognerà fare le opportune riflessione e valutazioni per capire appunto tutti i danni riportati. L’incendio – spiega – ha devastato tutto un costone roccioso e parte di una frazione». Un vero e proprio inferno di fuoco, che stanotte ha gettato l’intero Comune nel panico. «Tra i residenti serpeggia un po’ di paura, sono scoraggiati, nervosi, perché ovviamente dietro questi atti non può che esserci la mano di qualche criminale – osserva ancora il primo cittadino -. I carabinieri sono stati tutta la notte con noi, hanno vissuto attimo dopo attimo». Dai primissimi interventi alla macchina dell’assistenza scattata per aiutare le persone sfollate – venti famiglie in tutto, circa un’ottantina di persone – accolte alla scuola Veneziano.
Immediate le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto: secondo una prima ricostruzione fatta dai vigili del fuoco ci sarebbero stati quattro focolai distinti, «quattro punti di fuoco uno avanti all’altro» che, appena innescati, si sono uniformati nel giro di qualche minuto in un incendio di proporzioni enormi, ben visibile anche da Palermo. Da dove si riparte adesso? «Intanto dalla conta dei danni, ma anche dal tentativo di mettere tutte le persone che hanno subito dei danneggiamenti in condizione di poter presto riprendere la loro vita normale. Le fiamme – racconta ancora Arcidiacono – hanno attraversato anche due case e alcune auto, da lì bisogna ripartire, dando immediato soccorso a chi ha perso tutto».
Intanto, dopo lo sgomento di stanotte è arrivato il tempo dell’indignazione e degli appelli, sollevati da più fronti. «Forte vento di scirocco, temperature elevate. Ritornano in campo i piromani, delinquenti che accendono il fuoco distruggendo bosco e macchia mediterranea. Oggi e nei prossimi giorni assisteremo per l’ennesima volta alle lacrime di coccodrillo, alle tante dichiarazioni nel fermare il fuoco che avanza, per prendere impegni affinché non avvenga più. Ci saranno riunioni tecniche, tavoli con la Protezione civile per salvare la Sicilia dalle fiamme. Non ne possiamo più. Non si fa nulla per la prevenzione», commenta in proposito il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna.
«L’isola – continua – nel 2017 e nel 2018 ha guidato la tragica classifica degli ettari bruciati. Dai dati dell’European Commission Emergency Management Service Copernicus, elaborati da Legambiente, nel 2017 in Sicilia sono bruciati 42.872 ettari di superficie boscata e non boscata (contro i 35.241 della Calabria). E nel 2018, sempre in vetta con 10.250 ettari (seconda sempre la Calabria con 1.874). Chiediamo più prevenzione, che si facciano le mappe dei terreni bruciati, che è compito dei Comuni, e una macchina organizzativa più efficiente per evitare che avvenga tutto ciò».
«Gli incendi a Monreale e a San Martino delle Scale sono certamente dolosi», afferma infatti il dirigente generale del corpo forestale della Regione Sicilia Filippo Principato che, insieme all’assessore al Territorio Totò Cordaro, ha trascorso la notte nei luoghi degli incendi, parlando di quattro punti di fuoco distanti tra loro e individuati, uno in più rispetto alle stime fatte questa notte. «È quanto meno sospetto – aggiunge – che attorno a Palermo, nello stesso momento, siano divampati gli incendi. Alla luce di quanto stiamo accertando, pare possa esserci stata una regia».
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