Monica Modica, addio al Megafono: “E’ il vecchio che avanza”

da Monica Modica
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Amici cari,

con grande amarezza, ho ieri anticipato alla stampa, quanto mi riservavo di comunicare oggi a tutti voi: la mia intenzione di lasciare il movimento Il Megafono e di mettere fine alla mia esperienza di sua Coordinatrice per le isole minori e gli arcipelaghi di Sicilia.

Ho creduto, tutti avevamo bisogno di crederci… Il leader c’era, dall’eccellente profilo, dall’encomiabile storia, ed eravamo tutti certi che non saremmo stati mai traditi. Allora non si parlava di un partito, ma di un luogo dove tutti ci saremmo potuti riconoscere e ritrovare intorno a principi e a valori condivisi, dove i cittadini sarebbero potuti divenire attori, dove finalmente si sarebbe potuto realizzare un reale confronto.

Un giorno, tutti convocati, in assemblea all’ex Jolly hotel, all’indomani della elezione di Crocetta, ci fu detto dal Presidente Rosario Crocetta: “Ora la Piramide si inverte… il vertice starà in basso la base in alto!” Coordinamenti, comitati nascono in autonomia, spontaneamente, avallati dal Presidente con una pacca sulla spalla ed un sorriso. Si è lavorato in molti, con passione. Abbiamo messo in gioco risorse economiche e tutte le nostre energie per dare forza ad un progetto, al “nostro” movimento… Il Movimento il Megafono”.

Le parole, però, pian piano, sono state inesorabilmente smentite dai fatti. Il movimento I Megafono diventa un partito, le persone che vengono indicate per formare la lista calano dall’alto. Nessun confronto con la base, anzi peggio: le indicazioni date dall’assemblea vengono eluse.

“Le donne sono l’altra metà del cielo” ci viene detto… In lista la prima donna è all’ottavo posto; le donne trattate come poco più che delle veline. Il capolista, un uomo che poteva solo rappresentare se stesso e il vecchio che avanza. Nonostante tutto si continua pensando che, comunque, la base avrebbe trovato ascolto nel Presidente, sarebbe stata sostenuta nelle tante battaglie civili avviate nel territorio.

Non è stato così. Alle perplessità accumulatesi via via che l’azione di governo andava mostrando le sue falle, è subentrata, infine, la certezza che questo percorso non rispondeva alle aspettative alimentate dalle dichiarazioni programmatiche e da una disponibilità al dialogo manifestata solo a parole, esclusivamente strumentale.

Saro non ha mostrato, infatti, concreta capacità di ascolto verso la base, verso chi, con amore, per un progetto comune, si è speso senza riserve e senza doppi fini. Lui ha deciso di non ascoltarmi. Io ne prendo atto e lascio il testimone a chi meglio di me saprà fare.

Non so lavorare se non in sinergia con chi ritengo essere sincero e leale. Venute meno queste condizioni non ho motivo di continuarmi a spendere per un Movimento che non esiste. Continuerò a lavorare per dare voce a chi voce non ha; mi farò ancora, se possibile con maggior forza, portavoce dei cittadini, non di un Movimento che rappresenta solo un giocattolo utile a qualcuno a fini elettorali ed equilibri politici improbabili.

Spero solo di poter sempre contare sul sostegno e sull’affetto di tutti coloro che hanno creduto in me e nella mia onestà intellettuale.

Un abbraccio

Monica Modica.

 

 

 

Redazione

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