«E come doveva andare? Benissimo». Nino Di Guardo, contattato da MeridioNews, non perde il buonumore. Nemmeno dopo aver attraversato il fuoco di fila della commissione antimafia dell’Ars, che oggi pomeriggio lo ha ascoltato al riguardo dell’inchiesta Revolution bet. Lo scorso novembre, l’operazione della procura rifilò una seria spallata al «suo» Comune di Misterbianco. In quei giorni, finì ai domiciliari l’allora vice sindaco Carmelo Santapaola per intestazione fittizia di beni: i pm catanesi sono convinti che il locale l’Orso bianco caffè, bar-centro scommesse del quartiere Monte Palma intestato al figlio di Santapaola, fosse in realtà nella disponibilità dei fratelli Placenti, considerati nell’orbita del clan Santapaola-Ercolano. Proprio sulla figura dell’ex vice sindaco, che dal 20 dicembre non si trova più ai domiciliari (ha l’obbligo di firma), si sono concentrate molte delle domande dei parlamentari che fanno parte dell’antimafia.
«Non era in condizione di inquinare le scelte dell’amministrazione». È questo, da sempre, il nocciolo della «difesa» del sindaco di Misterbianco. Quando i presenti chiedono in che modo, a suo avviso, Santapaola avesse costruito un consenso da oltre 2mila preferenze in una cittadina medio piccola, Di Guardo avrebbe spiegato che un ruolo lo avrebbe avuto «la popolarità del bar del fratello», e che la gran parte dei voti «proveniva da quartieri popolari». «Non ho nessun rimpianto rispetto alle cose che dovevo dire – aggiunge il primo cittadino al telefono – perché le ho dette tutte».
«Ho ribadito – insiste Di Guardo – che Carmelo Santapaola ha fatto il vice sindaco dal 2012 al 2014, poi l’ho fatto dimettere perché non ha condiviso la mia battaglia contro la discarica. Nel 2017 su questo ha cambiato opinione e ha fatto una sua lista. Avevamo stabilito – aggiunge – che alla lista che avrebbe preso più voti sarebbe «scattato» il vice sindaco. E così è andata». Ancora una volta, torna la teoria dell’ininfluenza di Santapaola. «Non c’è – assicura Di Guardo – un atto dell’amministrazione che possa portare il suo nome, nel senso di sostenere una scelta o di chiedere una determinata iniziativa. Si è comportato da persona corretta e per bene».
Frattanto, proseguono gli accertamenti della commissione inviata a Misterbianco dalla prefettura. «Stanno chiedendo, giustamente, tutti i ragguagli di questo mondo – conferma il primo cittadino – ma noi siamo pronti a consegnare ogni atto o documento, perché vale il principio male non fare, paura non avere».
«Le dichiarazioni del sindaco di Misterbianco Antonino Di Guardo in commissione antimafia sono surreali e ci hanno lasciato letteralmente di stucco. Ammettere candidamente di non aver fatto alcun tipo di verifica interna in seguito all’operazione di polizia giudiziaria che ha fatto scattare l’arresto anche del suo vice sindaco è tutt’altro che normale». A dichiararlo in una nota sono i deputati regionali del M5s Antonio De Luca e Roberta Schillaci. I due pentastellati chiedono inoltre che il presidente della commissione Claudio Fava trasmetta il verbale della seduta alla procura competente.
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