Una sala stracolma in cui si prova a ragionare, anche con qualche nota polemica, sul fenomeno delle migrazioni dall’Africa. L’occasione è la presentazione del libro dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, dal titolo Sicurezza è libertà. Terrorismo e immigrazione: contro la fabbrica della paura. Accanto a lui, per l’occasione, l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco e il procuratore generale della corte d’Appello di Roma, ex capo degli uffici giudiziari etnei, Giovanni Salvi. Il pomeriggio catanese di Minniti comincia poco dopo le 17, quando ad accoglierlo davanti alla libreria Cavallotto di corso Sicilia c’è proprio Bianco. Orgoglioso nel mostrargli la vetrina dell’attività commerciale con in bella mostra decine di copie della fatica letteraria «dell’amico Marco». Prima di cominciare c’è spazio per qualche battuta con i giornalisti, anche se l’ex ministro – con un passato recente da candidato-ritirato alla segreteria del Partito democratico – preferisce dribblare ogni riferimento alle imminenti elezioni europee: «Non sono adatto a fare previsioni», dice.
«Abbiamo i nazional-populisti che governano il Paese – aggiunge l’ex ministro – che fanno finta di ascoltare chi è arrabbiato e impaurito. Ma il loro obiettivo è quello di tenere incatenati alle loro paure queste persone». Nel suo ragionamento c’è anche un riferimento ai recenti fatti di Napoli, con una bambina di quattro anni rimasta ferita durante un agguato di Camorra: «Quanto avvenuto non può essere permesso da una democrazia come la nostra. Ecco perché bisogna interrompere la campagna elettorale per andare a Napoli, perché lì si sta giocando una partita fondamentale». Detto fatto. Con il suo successore al Viminale, Matteo Salvini, che proprio nella serata di ieri si è recato all’ospedale Santobono dove si trova ricoverata la piccola Noemi.
Intanto, la sala a forma di elle della libreria, al secondo piano, diventa una sorta di ricongiunzione di coloro che hanno governato alcune tra le istituzioni più importanti. Oltre a Minniti e Bianco ci sono tanti altri volti noti. Dall’ex vicesindaco Marco Consoli e all’ex assessora Valentina Scialfa, passando per l’ex consulente di Bianco, Francesco Marano, l’ex senatore Pino Firrarello e l’ex segretaria generale del Comune di Catania Antonella Liotta. In mezzo, il questore Alberto Francini e i professori di Diritto Paolo Paterniti e Giovanni Grasso. Qualche accenno all’attualità politica prova a farlo Bianco alla fine della presentazione. Riprendendo le parole del sindaco Salvo Pogliese che, nei giorni scorsi, lo ha accusato di essere al centro di un inciucio con i vertici regionali di Forza Italia: «Non c’è nessun matrimonio in vista nell’agenda politica – taglia corto – ma nemmeno fidanzamenti in casa o ammucciuni».
Un po’ di pepe durante la presentazione del libro lo getta il giornalista Francesco Merlo. Nel ruolo di moderatore, apre alla polemica con l’ex procuratore di Catania Salvi quando la discussione si ferma sui campi di detenzione in Libia e sull’accordo, firmato proprio da Minniti, con il primo ministro libico Fayez al-Sarraj per la gestione dei flussi migratori. Ma bollato come «disumano» dall’alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein. «Era un governo riconosciuto dalle Nazioni unite», commenta il magistrato. «Lo stesso che si è reso protagonista di certi orrori», precisa Merlo, che poi rincara la dose dopo un commento dell’ex procuratore alle sue parole, non chiaro però a causa dell’audio: «Prendo atto che mi sta dando dell’ignorante», dice. Gli animi prova a rasserenarli Bianco, tessendo le lodi del lavoro portato avanti dall’ex ministro, e lo stesso Minniti. Che condisce la sua analisi con diversi aneddoti. Compreso il racconto di un pranzo a cui sostanzialmente fu costretto a partecipare. «Dovevo rientrare a Roma ma i libici mi dissero che prendervi parte sarebbe stato il segno della buona riuscita del negoziato. E io non ho avuto alternative».
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