Mini-bando rifiuti, Ecocar senza informativa antimafia «Raccolta spazzatura consegnata in via d’urgenza»

L’informativa antimafia per la Senesi c’è, ma la prefettura non ha ancora inviato quella di Ecocar. E così, nell’attesa che arrivi l’attestazione prefettizia, il mini-bando sui rifiuti è stato aggiudicato (con riserva) e consegnato in via d’urgenza all’unico raggruppamento temporaneo d’imprese che ha partecipato alla procedura negoziata del Comune di Catania. A partire dal 16 maggio sarà il binomio Senesi-Ecocar a gestire lo spazzamento nel capoluogo etneo. Il giorno prima, il 15 maggio, scade l’ultima proroga affibbiata al consorzio Ipi-Oikos, che si è occupato della spazzatura all’ombra del Vulcano negli ultimi cinque anni, tra polemiche sulla gestione del serviziointerdittive antimafia. Tra il vecchio e il nuovo, però, i punti di contatto non mancano: non solo Ecocar è stata raggiunta, nel 2014 come Ipi, da un provvedimento interdittivo annullato nel 2016, in più con l’altro colosso condivide parte della proprietà. Antonio Deodati, imprenditore romano, possiede il 50 per cento di Ecocar e il 29 per cento di Ipi. Fino a ottobre 2016, poi, le due imprese avevano in comune anche la sede legale: via dell’Elzeviro 29, a Roma.

Il 4 maggio, con una determina firmata dal nuovo dirigente del settore Ecologia Leonardo Musumeci, l’amministrazione comunale stabilisce «l’aggiudicazione non efficace» dei «servizi di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani differenziati e indifferenziati». Una dicitura (quella di «non efficace») che significa che non sono ancora stati verificati tutti i requisiti necessari per l’aggiudicazione definitiva e, quindi, per la stipula del contratto. Tra la documentazione che manca, c’è l’informazione antimafia per la società del gruppo Deodati che, secondo la determinazione del Comune di Catania, non sarebbe ancora stata trasmessa dalla prefettura di Roma, dove l’impresa ha sede. Ma, come ogni volta in cui s’è parlato della gestione dei rifiuti nel Comune di Catania nell’ultimo anno, il tempo rema contro. E in mezzo ci sono «la salute pubblica e l’igiene urbana», che non verrebbero più garantiti nel caso in cui – dopo la scadenza dell’ultima proroga a Ipi-Oikos – nessuna azienda si occupasse di rimuovere la spazzatura dalle strade catanesi.

Il mini-bando, del resto, nasce proprio per via di un’urgenza. Alla gara d’appalto settennale da 319 milioni di euro bandita da Palazzo degli elefanti non si presenta nessuno, così il municipio avvia una procedura negoziata per garantire l’igiene pubblica nel periodo di interregno: cioè quello tra la scadenza dell’ultima proroga al vecchio consorzio aggiudicatario e l’inizio del nuovo servizio che accompagnerà i catanesi per sette anni. Per portare a braccetto i cittadini da una fase all’altra, l’amministrazione – come svelato da MeridioNews – pensa a un servizio provvisorio del valore di oltre undici milioni di euro e della durata di 106 giorni, prorogabile per due volte. A fare storcere il naso a molti, però, ci sono i tempi scelti dal Comune: l’apertura della procedura è fissata per il 20 dicembre e la chiusura per il 9 gennaio. Un tempo piuttosto risicato – per di più tra Natale, Santo Stefano, Capodanno e l’epifania – per presentare un progetto di raccolta dei rifiuti a Catania.

A presentare un’offerta – con un ribasso dello 0,31 per cento sulla base d’asta – è solo il raggruppamento temporaneo d’imprese Senesi-Ecocar. La prima, società marchigiana di Porto Sant’Elpidio, opera nel Catanese dal 2014 e si è occupata di Aci Sant’Antonio, Aci Catena e Acireale: raggiunta a luglio 2015 da un’interdittiva antimafia della prefettura di Fermo, era poi stata inserita nella white list grazie a una sentenza del tribunale amministrativo delle Marche. La seconda, invece, arriva in Sicilia per la prima volta, dopo essere già passata da Gaeta (nel Lazio) e da Caserta (in Campania). E dopo avere ottenuto prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato l’annullamento di un’interdittiva antimafia emanata dalla prefettura capitolina per il sospetto di infiltrazioni camorristiche. E sono proprio gli uffici romani che non hanno ancora inviato, secondo Palazzo degli elefanti, l’informazione antimafia che deve essere richiesta dall’amministrazione pubblica. Nonostante il codice degli appalti stabilisca un tempo di 30 giorni per la consegna della documentazione dal momento della richiesta.

Un termine temporale «ordinatorio» e non «perentorio», spiegano dagli uffici prefettizi. E che quindi può saltare nel caso in cui, come spesso capita, il personale sia particolarmente oberato di incombenze. «Il Comune, come prevede la legge, ha richiesto il documento – spiega l’assessore all’Ecologia e alla Legalità Rosario D’AgataMa, se non è ancora arrivato, non possiamo aspettare la prefettura». In ballo, come detto, c’è la spazzatura sulle strade cittadine. «Non appena arriverà la certificazione antimafia, se sarà tutto in ordine, si procederà con l’aggiudicazione definitiva – continua il componente della giunta Bianco – altrimenti si valuterà il da farsi». La società romana, comunque, non risulta né tra le aziende inserite nella white list della prefettura di Roma né tra quelle che hanno fatto richiesta di iscrizione. Quest’ultima certificazione, va detto, non era richiesta dal bando e non è obbligatoria per legge. Sarebbe servita, però, a rendere più veloce la verifica della certificazione.

Luisa Santangelo

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