Mineo, spunta un nome per il giallo degli agrumeti Un aiuto potrebbe arrivare dalle celle telefoniche

Potrebbe arrivare dalle celle telefoniche un contributo fondamentale alle indagini sugli aranceti distrutti a Mineo. A sperarlo da qualche settimana sono i quattro produttori danneggiati, convinti di essere le ultime vittime di una serie criminale iniziata tre anni fa. Quando qualcuno, che con il passare del tempo sembra avere perfezionato la tecnica, ha iniziato a prendere di mira gli alberelli piantati da poco. Investimenti da migliaia di euro andati in fumo nel giro di una notte. «Non può essere stato uno solo, saranno stati almeno tre o quattro», è il convincimento di tutti a Mineo. 

Nel centro del Calatino, gli addetti ai lavori sono sicuri anche di un’altra cosa: la vicenda non ha nulla a che vedere con il racket legato alla guardiania: «Campieri, qui, non ce ne sono mai stati, ma poi che senso avrebbe distruggere un’intera azienda?». La riflessione poggia sul dato storico che dice che da queste parti non è usuale affidare il controllo dei terreni a terzi; il giro d’affari, d’altronde, è decisamente inferiore ad altre zone, come la piana di Catania.

Ed è stato così che, a furia di pensare e ripensare a ciò che è accaduto, i produttori si sono accorti di avere in comune qualcosa. Nelle deposizioni fatte davanti ai carabinieri sarebbe venuto fuori il nome di un altro imprenditore. Il profilo è quello di un uomo di oltre 60 anni con cui non sarebbe semplice andare d’accordo, avvezzo alle incomprensioni e forse – ma al momento questa è soltanto un’ipotesi – capace anche di ritorsioni

Da qui l’auspicio di tutti affinché le indagini possano comprendere la mappatura degli eventuali contatti telefonici che potrebbero essere stati registrati nei pressi dei terreni, la notte in cui con una forbice elettrica sono stati tagliati circa tremila alberelli. Il fatto, poi, che uno dei quattro fondi si trovi a circa dieci chilometri dagli altri potrebbe rappresentare un elemento in più per incrociare i dati e restringere il cerchio attorno al responsabile. «In paese il nome circola da un po’. Non è una persona che si vede spesso in giro, ma finché non c’è nulla di ufficiale restano soltanto voci», è il commento di un commerciante del posto.

Simone Olivelli

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