Minacce, violenze e aggressioni subite da una donna di 27 anni per tutti gli anni di matrimonio da parte del marito. Il 30enne L.A. indagato per i reati di maltrattamenti contro familiari e lesioni personali aggravate, commessi in danno della moglie, di anni 27 è stato portato nel carcere di Piazza Lanza dai carabinieri della stazione di Mascali, come richiesto dalla procura distrettuale della Repubblica.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di
genere, hanno messo in evidenza come la donna abbia patito nel corso della convivenza
matrimoniale, atteggiamenti aggressivi, prevaricatori e violenti da parte del marito, e anche minacce
e costrizioni fisiche che l’hanno relegata a una condizione di asservimento psicofisico.
L’uomo, che sarebbe stato schiavo della droga e dell’alcool, avrebbe reiterato per anni condotte vessatorie nei confronti della moglie anche quando la vittima era in gravidanza. In particolare, nel marzo del 2018, l’uomo dopo averla picchiata sulla schiena, sul volto e sulle braccia, avrebbe costretto la coniuge a scendere dalla macchina e l’avrebbe abbandonata in strada. La donna, alla 15esima settimana di gravidanza, visitata e medicata in ospedale aveva dichiarato ai sanitari di essere caduta accidentalmente. Tre mesi dopo, in piena notte, dopo
essere rientrato in casa, il 30enne avrebbe svegliato la moglie costringendola a un rapporto sessuale. Poi, non soddisfatto, l’avrebbe picchiava con pugni e schiaffi alla testa e al volto provocandole – come refertato dai
medici – lesioni guaribili in 15 giorni.
Lo scorso aprile, di fronte al diniego della moglie di consegnargli soldi per comprare la droga, l’uomo avrebbe prima rotto una sedia scaraventandola a terra e sarebbe poi fuggito in macchina, in piena notte, portando con sé il loro figlio di sette mesi. Il 30enne era poi stato rintracciato da una pattuglia dei carabinieri. Dopo questo episodio, la donna si è trasferita, insieme al bambino, in casa dei suoceri. Per paura di ritorsioni, però, la donna non ha mai trovato il coraggio di denunciare il marito.
Tramite l’acquisizione delle testimonianze della donna, dei suoceri e dei responsabili dei
servizi sociali comunali, gli investigatori hanno potuto raffigurare un quadro indiziario a carico
dell’indagato che non ha lasciato alcun dubbio al giudice che, accogliendo la richiesta del
magistrato titolare dell’indagine, ha emesso la misura restrittiva.
L’uomo è stato rinchiuso nel carcere di Catania di piazza Lanza.
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