Minacce all’avvocata che difende i diritti Lgbtq «Non mi fermo, sistema ancora molto carente»

«Non è la prima minaccia che ricevo, ma stavolta era circostanziata e mi ha turbato». Non nega di essere rimasta scossa davanti al messaggio pubblicato su Facebook l’avvocata Cathy La Torre, presidente di Gay Lex e storica attivista a difesa dei diritti Lgbtq. Di origini trapanesi – è cresciuta a Castellammare del Golfo -, la 38enne si è trasferita a Bologna nel 1998. Nel capoluogo emiliano è stata impegnata attivamente in politica, riuscendo a venire eletta in consiglio comunale nel 2011. «Anche se vivo in Emilia, lavoro in tutta Italia, Sicilia compresa, dove ho più volte seguito legalmente persone che hanno cambiato sesso», commenta al telefono La Torre.

Un impegno per la difesa dei diritti individuali che a molti non va giù. «Cathy La Torre pedala… che presto mentre pedali ti arriverà un colpo di pistola sulla fronte. Nessun compromesso con le lesbiche. Nessuno», è il messaggio pubblicato sul social network da un utente nascosto dietro un profilo fake. Un tentativo che con molta probabilità servirà a poco, dopo che gli agenti della Postale si occuperanno delle indagini. «Ho già denunciato tutto alla Digos», prosegue l’avvocata. Che su Facebook ha spiegato di avere «paura, ma la paura non mi ha quasi mai impedito di far nulla. A cominciare dal dire, fottiti tu e le tue minacce, hater che non ci mette manco la faccia!».

Parole che fanno capire come La Torre continuerà a occuparsi in prima persona di un tema non solo a lei caro, ma che ancora oggi è contrassegnato da carenze strutturali e organizzative. «Il processo di transizione, per chi cambia sesso, è lungo e delicato – spiega -. Richiederebbe l’esistenza di servizi che ancora oggi nel nostro Paese sono pressoché rari». Da questo punto di vista, la situazione in Sicilia è particolare. «Dalla mia esperienza posso dire che mentre nei tribunali quasi mai si riscontrano resistenze nella gestione legale delle pratiche – va avanti l’avvocata -, un discorso decisamente diverso va fatto per quanto riguarda i servizi medici». Gli esempi in tal senso sarebbero molti. «Se escludiamo uno psichiatra al Policlinico di Catania e dei colleghi a Palermo, che però non sono organizzati in equipe specifiche, è quasi impossibile ricevere adeguata assistenza. Ma le stesse difficoltà, se non addirittura maggiori – prosegue – le ho riscontrate per quanto riguarda gli endocrinologi o i ginecologi». 

È per questo che La Torre è impegnata con ArciGay Palermo. «Vorremmo creare una struttura che offra consulenze per sopperire a queste mancanze. Perché è assurdo che per una visita – conclude La Torre – le persone debbano venire qui a Bologna».

Simone Olivelli

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