MENTRE IL PARLAMENTARE DEL CANTIERE POPOLARE-PID, ROBERTO CLEMENTE, NON E’ D’ACCORDO CON UNA DELLE POCHE COSE SERIE FATTE DAL GOVERNO REGIONALE DI CROCETTA
Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto dalla battaglia condotta dalla Legambiente, con le sue denunce e il suo ricorso straordinario, e dal M5S dentro al Parlamento siciliano.
Così Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia, commenta la revoca – da parte dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mariarita Sgarlata – della circolare che avrebbe consentito da un lato una nuova ‘cementificazione’ del territorio e, dall’altra parte, una sanatoria generalizzata in tante aree dell’Isola dove non è ammessa l’attività edilizia (e dove – soprattutto – non sono ammesse le lottizzazioni).
La revoca della circolare con la quale il governo Crocetta faceva proprio il discutibilissimo parere espresso dal Cga – dice Fontana – che rischiava di riaprire la sanatoria edilizia del 2003, rappresenta una grande vittoria non per noi, ma per la Sicilia. Meritiamo una politica di gestione del territorio che punti a tutelarlo per valorizzarne le risorse. Per questo è necessario chiudere definitivamente la triste pagina che ha portato la distruzione di molte parti della Sicilia. Mai più una sanatoria o un suo surrogato!”.
“Diamo atto al Governo – conclude Fontana – di averci ripensato e apprezziamo l’impegno dell’assessore Sgarlata nel facilitare tale inversione. Adesso tutti i Comuni che avevano pensato di riaprire le pratiche di sanatoria già rigettate non hanno più alibi.
Non la pensa così – e soprattutto non la pensa come l’assessore Sgarlata – il parlamentare del Cantiere Popolare-Pid, Roberto Clemente. Che spiega:
“La revoca, da parte dell’assessore regionale all’Ambiente, Mariarita Sgarlata, della circolare 2 del 2014 emanata dal suo predecessore, Mariella Lo Bello, si fonda sulla falsa convinzione che il relativo parere del Cga (Consiglio di giustizia amministrativa ndr) estendesse la portata del condono edilizio del 2003. Non è così e nessun rischio vi era per la tutela del territorio, men che meno per quelle aree sulle quali insistono vincoli di protezione, paesaggistici ed idrogeologici. Nessun allargamento dei vincoli della sanatoria. La circolare 2 infatti non comportava alcuna novità nel sistema normativo e giurisprudenziale, e quindi ai Comuni veniva garantita piena autonomia sulle determinazioni da attuare in materia, dal momento che il Cga offriva agli enti locali criteri di interpretazione sull’esame delle istanze di sanatoria e nessuna innovazione giuridica sulla sanabilità degli abusi nelle aree con vincoli di inedificabilità non assoluta. Il governo Crocetta, nelle sua varie declinazioni, dimostra ancora una volta di saper risolvere i problemi che esso stesso crea”.
Nota a margine
L’onorevole Roberto Clemente ha una concezione tutta sua dell’urbanistica e delle vecchie leggi – ormai superate dalla storia: e a dimostrarlo è proprio la storia di questo discutibile parere del Cga che ha scatenato questo ‘casino’ – che la regolamentano.
Il nostro amico deputato si cimenta in un ossimoro degno del grande Demostene: nega i rischi dell’applicazione generalizzata del parere del Cga e, contemporaneamente, ammette che la circolare dava ai Comuni siciliani – a caccia di soldi perché quasi tutti, sotto il profilo finanziario, muru cu muru cu ‘u spitali – la possibilità di esercitare la “piena autonomia sulle determinazioni da attuare in materia”: ovvero di monetizzare gli abusi edilizi, anche i più temerari: cosa che, per esempio, sarebbe andata in scena a Palermo con le ‘villazze’ costruite – tutte rigorosamente su verde pubblico – sulle colline che sovrastano la Circonvallazione, nel tratto che va dall’uscita per via Belgio all’uscita per Tommaso Natale.
Lo sappiamo: siamo ‘monelli’ e magari facciamo incazzare gli ‘scienziati’ della Commissione Urbanistica del Comune di Palermo che, con il parere del Cga, sognavano chissà quali ‘belle operazioni’. Ma ce me freghiamo e lo scriviamo lo stesso.
L’assessore Sgarlata, con le revoca della circolare scritta non dall’ex assessore Lo Bello, ma dal dirigente generale che, dai ‘Pupi’ dell’assessorato regionale ai Beni culturali è passato all’Ambiente (dove, non a caso, nel ricordo dei ‘Pupi’, si è cimentato in quest’oscena pupiata), ha riscattato la sua presenza nel Governo e, in parte – in minima parte – ha riscattato un Governo regionale che, fino ad oggi, ci ha sommerso con le chiacchiere di una stucchevole antimafia di maniera.
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