Milleperiferie, riparte da Borgo Nuovo la rigenerazione urbana «Dare nuova vita a queste realtà per costruire la città futura»

Mettere in rete progetti, strumenti, competenze e passione per dare nuova vita alle periferie, per rigenerare profondamente il tessuto urbano. È questo che si propongono di fare i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali a Borgo Nuovo nell’ambito del progetto ideato da I World e promosso dall’Anci Sicilia Milleperiferie: la rete per la riqualificazione urbana e messa in sicurezza delle periferie. All’istituto Ernesto Ascione lunedì prossimo interverranno il ministro per il Sud Provenzano, delle Infrastrutture De Micheli, il presidente della Regione Musumeci  e tantissimi sindaci siciliani e non. Tutti riuniti per dare vita a un’iniziativa che potrebbe ridisegnare le città del futuro e metterle al passo con le moderne capitali europee.

Si riparte quindi dalla periferia palermitana basando il dibattito sui 120 progetti finanziati dallo Stato con il Bando periferie: oltre 2.100 interventi in 445 Comuni italiani, con una previsione di investimenti superiori ai 2 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di costruire una piattaforma di interconnessione di questi progetti, strutturare un unico, grande programma nazionale per la riqualificazione, anziché tanti interventi sconnessi tra loro e privi di una visione di sistema, per arrivare alla strutturazione di un Osservatorio delle periferie. A moderare il dibattito dell’evento, che ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio, del Comune di Palermo e dell’ANCI Nazionale l’architetto Francesco Miceli, presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Palermo. «Il tema è quello di costituire una grande rete su un tema centrale per il futuro della città come quello delle periferie – dice Miceli a MeridioNews – si riparte proprio dai progetti e da alcuni che sono stati selezionati e finanziati come allo Zen». Ma qual è la situazione ad oggi delle periferie palermitane? «In generale è quella che si può trovare in tutte le grandi città: marginalizzazione, elementi di degrado e il fatto di essere un non luogo, ovvero l’assenza di elementi identitari. il tema della rigenerazione urbana a noi tanto caro deve avere quindi al centro anche la periferia». 

Ma la periferia non è una condizione soltanto di tipo geografico, ovvero relegata alle zone che si trovano ai margini della città: «Esistono delle aree urbane, anche centrali e semi centrali – aggiunge Miceli – che hanno tutti gli elementi di una periferia urbana. Quindi non serve una mera trasformazione fisica di queste aree ma una rigenerazione dal punto di vista sociale, economico e soprattutto culturale». Queste zone hanno quindi tutte le connotazioni di una periferia, in termini di degrado fisico e anche sociale. «L’intervento deve ottemperare a queste condizioni e non trasformare le strutture urbane perché poi tutto torni come prima. In quest’ottica Milleperiferie è importante per sviluppare i progetti orientati in questo senso all’interno di una  rete in cui le buone pratiche vengano conosciute e si possa trarre spunti da tutti gli altri progetti per intervenire nelle prossime realtà e fare un fronte comune. Uno strumento di lavoro importante».

Palermo in tutti questi anni ha molto lavorato sul tema del centro e del recupero delle aree a forte contenuto storico-culturale ma «oggi il tema è un po’ più vasto – spiega ancora il presidente -, se Palermo vuole diventare moderna e contemporanea, così come si sta facendo in Europa, si deve guardare molto alle periferie, attraverso un processo non di recupero e riqualificazione ma di rigenerazione, bisogna dare nuova vita a queste realtà». In questo contesto, sottolinea Miceli, un ruolo importante lo gioca il tema della mobilità urbana: «Tema importante nell’ambito della visione futura della città. Con il tram Palermo ha per la prima volta un programma strategico da questo punto di vista, poi si possono avanzare dubbi ma ci sono delle risorse che stanno per essere spese e la mobilità è un tema importante, ma non può essere avulso dalla rigenerazione delle periferie».

E poi entra più nel dettaglio: «La rigenerazione urbana di questi luoghi comporta un modello di città in cui posso soddisfare tutti i miei bisogni per avere uno stile di vita civile nel posto dove abito. Ma devo essere messo anche in condizione di spostarmi con rapidità per usufruire di servizi di carattere più generale. Tutto questo – conclude – ha poi anche una ricaduta sull’ambiente, grazie all’abbandono del mezzo privato e dalle conseguenti minori emissioni. Milleperiferie dovrebbe essere quindi tutto questo, una trama di questioni che hanno al centro le periferie per la costruzione di una città futura». 

Stefania Brusca

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