Milazzo: brucia la raffineria, famiglie in fuga «Non esiste neanche piano di evacuazione»

Brucia la raffineria di Milazzo. Un incendio di grandi proporzioni è in corso dall’una di stanotte. A prendere fuoco è il serbatoio 513, pieno di cherosene. Sulla quantità le cifre oscillano tra i 500mila e il milione di litri. Le fiamme sono state visibili da quasi tutta la costa orientale della provincia di Messina, raccontano i testimoni. Stamattina il rogo non è stato ancora domato, e dense nuvole di fumo nero continuano a sollevarsi dall’impianto. I vigili del fuoco di tutta la provincia sono a lavoro per spegnere l’incendio e allo stesso tempo tenere bassa la temperatura dei serbatoi. Il comandante di Messina, Salvatore Rizzo, ha spiegato al Gr1 Rai che l’incendio ha avuto origine dal cedimento del tetto di un serbatoio che è a contatto con il liquido. «Il serbatoio – ha spiegato – ha il tetto galleggiante, il tetto si è inclinato, quindi il prodotto infiammabile è venuto a contatto con l’aria e ha preso fuoco. Si vedrà in seguito per quale causa, probabilmente per effetto meccanico, scintille. Qualcosa ha preso fuoco e quindi si è innescato l’incendio». La procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha aperto un fascicolo contro ignoti. Indagano i carabinieri. Secondo alcune indiscrezioni non confermate dai dirigenti della raffineria – per metà gestita da Eni, e per l’atra da Kuwait Petroleum Italia –, il serbatoio che ha preso fuoco nel pomeriggio di ieri presentava alcune anomalie. A quel punto sarebbe stata disposta la schiumatura del tetto ed il trasferimento del prodotto in un altro serbatoio.

«Stanotte centinaia di famiglie sono scappate per paura, a Falcone, a Patti, qualcuno verso Palermo, nessuno dava indicazioni su cosa fare semplicemente perché non esiste un piano di evacuazione in caso di incidente rilevante», denuncia Giuseppe Marano, consigliere comunale a Milazzo e segretario della federazione dei Verdi di Messina, da tempo in prima fila contro la raffineria. Fortunatamente non si registrano feriti. Mentre il comandante del porto, capitano di fregata Matteo Lo Presti, ha disposto subito l’allontanamento delle petroliere ancorate nella rada di Milazzo.

Secondo la centrale operativa dei vigili del fuoco la situazione in questo momento è sotto controllo e non è stato predisposto alcun piano di evacuazione della zona. Il sindaco, Carmelo Pino, ha insediato il Centro operativo comunale, in stretto contatto con la Prefettura di Messina che coordina i soccorsi e ha ordinato la chiusura di tutte le scuole. «Per quel che riguarda la questione ambientale – ha commentato il primo cittadino – ho chiesto all’Arpa di intervenire per accertare eventuali conseguenze collegate ai fumi che si sono sprigionati. Adesso aspettiamo che l’azienda comunichi le cause dell’incidente e i tecnici del Comitato tecnico regionale possano anche esprimere un giudizio per comprendere se sono scattate in tempo le misure di sicurezza». Una nota della Federpetroli «nonostante la nube a seguito dell’incendio, non vi sono situazioni dannose per l’ambiente e l’aria circostante».

La fuga precipitosa di migliaia di persone è stata dettata anche dalla scarse informazioni e dalla paura di un effetto domino sugli altri impianti. «In casi – spiega il consigliere dei Verdi – come questi la massima autorità sanitaria che è il sindaco, di concerto con l’azienda e la prefettura, dovrebbe avvisare urgentemente la popolazione sulle modalità di comportamento da adottare. Dovrebbero suonare le sirene, essere distribuite le mascherine antigas, si dovrebbe informare sulle sostanze emesse nell’atmosfera e sui luoghi sicuri dove radunarsi. Invece sappiamo che non esiste nemmeno un piano di evacuazione, alla popolazione non è mai stata fatta fare alcuna prova».

L’ultimo incendio grave alla Raffineria di Milazzo risale al 4 giugno 1993, quando in una esplosione all’interno dell’impianto Topping 4 morirono 7 persone. Ma un altro incidente rilevante si è registrato nel 2011. «A seguito di un alluvione – ricostruisce Marano – dalla raffineria furono sversati in mare tonnellate di idrocarburi. Per quell’episodio la procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha aperto un’indagine per disastro ambientale». Che non sarebbe neanche l’unica a interessare la raffineria messinese. Un’altra sarebbe partita a seguito della denuncia di 64 ex lavoratori, inoltrate alla Procura distrettuale antimafia di Palermo nel 2013. «In questo caso gli indagati sarebbero tre ex direttori della raffineria e l’accusa è omicidio e lesioni colpose», precisa Marano.

Sul caso c’è anche un’azione legale collettiva portata avanti contro i vertici dell’impianto dall’avvocato Antonio Giardina per conto di decine di persone che hanno come punto di riferimento lo stesso Marano. «Si contesta il danno esistenziale, la costante paura di ammalarsi – spiega il consigliere comunale dei Verdi – E’ a seguito di questa mossa che sono stato citato dalla raffineria per 400mila euro per allarme sociale, credono di fermarci. Ma tutti i nodi vengono al pettine. Che risarciscano un intero territorio e una popolazione per questo disastro ambientale e per tutti i momenti di panico che creano ogni giorno con le emissioni fuggitive di gas e di idrocarburi».

In tarda mattinata, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha chiesto al comando generale dei Carabinieri del Nucleo anti sofisticazione (Nas) e agli uffici periferici del ministero «una relazione dettagliata» relativa all’incendio nella raffineria di Milazzo. La relazione, rende noto il ministero in un comunicato, riguarda «gli eventuali rischi per la popolazione».

Intorno alle 13.00 si è concluso l’incontro al comune di Milazzo, convocato dal prefetto di Messina Stefano Trotta con tutti i sindaci dei comuni del comprensorio per fare il punto sull’incendio nella raffineria. Gli amministratori hanno contestato la mancanza di informazioni sull’accaduto e di comunicazione fra i vari comuni. Alcuni sindaci hanno informato il prefetto che sol questa mattina sono venuti a conoscenza di che cosa era accaduto e, qualche altro sindaco, ha lamentato il fatto che l’Arpa, solo oggi alle 11.30 ha iniziato i rilievi sull’ambiente. Infine il comandante del porto, il capitano Matteo Lo Presti, ha chiesto un tavolo tecnico urgente per essere autorizzato a far riprendere le operazioni di ormeggio ai pontili della raffineria. Alla fine dell’incontro, il prefetto assieme al sindaco di Milazzo Carmelo Pino e al comandante del porto, si sono recati all’interno dell’industria petrolifera per constatare cosa in effetti sia accaduto

[Foto di Giuseppe Marano]

Salvo Catalano

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