È stato completato da pochi minuti il trasbordo dei 450 migranti che erano a bordo del barcone a largo di Linosa: 176 persone sono infatti sul pattugliatore Protector, inserito nel dispositivo europeo Frontex, e altre 266 sul Monte Sperone della Guardia di finanza. Otto persone, tutte donne e bambini, sono invece state già trasportate a Lampedusa a bordo di motovedette della Guardia Costiera per motivi sanitari.
Per ore è stato chiaro dove le due navi sbarcheranno, le due ipotesi erano Porto Empedocle, il porto più vicino al luogo del salvataggio, o Pozzallo. Alla fine la scelta sarebbe caduta sul porto ragusano. Il pattugliatore Protectorm a metà pomeriggio, è arrivato nella rada di Pozzallo, mentre quello della Gdf, con a bordo gli altri 266 migranti, si trova, invece, al momento al limite delle acque territoriali. Le due imbarcazioni attendono disposizioni. Intanto a bordo delle due navi arriveranno viveri e medicine oltre ad una equipe di medici.
ll premier Giuseppe Conte nelle ore precedenti avrebbe lavorato «per un accordo con gli altri paesi Ue per una redistribuzione immediata dei 450. Se non ci sono risposte dai partner e in queste condizioni ai 450 non sarà consentito di sbarcare». Lo riferiscono fonti di governo, al termine di una «lunga e cordiale» telefonata con Matteo Salvini. Le due ipotesi alternative sono «contatti con la Libia per il loro eventuale rientro sulle coste libiche da dove sono partiti o la permanenza a bordo delle navi dove fare riconoscimenti ed esame richieste».
Intanto gli otto eritrei trasferiti a Lampedusa vengono descritti dal personale del poliambulatorio «in grave stato di denutrizione e molto disidratati. Ci porta alla mente – dice una di loro gli effetti dei campi di concentramento tedeschi della seconda guerra mondiale. Uno dei ragazzi che parla un po’ di inglese ci ha raccontato che per diversi mesi hanno potuto mangiare solo 30 grammi di pasta al giorno e nient’altro». Nel corridoi ci sono due giovanissimi: li hanno medicati e aiutati a rifocillarsi, facendo ritornare loro il sorriso. In una stanza, in isolamento, è invece ricoverato un ragazzo al quale è stato diagnosticata la tubercolosi.
Una di loro, una donna 27enne pesa 35 chilogrammi e avrebbe trascorso «sette mesi drammatici» in Libia, dove sarebbe stata anche violentata. Da Lampedusa è stata trasferita nel pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo. Stando a quanto ricostruito dall’Ansa, non parla, tanta è la stanchezza, ma anche la paura, che le incutono i ricordi che non riesce a cancellare. Ma appena arrivata in ospedale ha trovato la forza di gridare, indicando la figlia di 4 anni che era con lei: «Non mangia da tre giorni, aiutatela, datele del cibo, subito, vi prego». Poi si è chiusa in un silenzio carico di tensione da smaltire.
Ed è stata la bambina, dopo avere mangiato latte e biscotti, a prendersi cura di lei. È stata lei a scegliere, a Lampedusa, i vestiti per la madre tra quelli messi a disposizioni da associazioni di volontari. Ed è lei a tentare di farla sorridere cantando e ballando. Per la musica ha usato un cellulare messo a tutto volume. Ha cantato e danzato apparentemente felice. La madre l’ha guardata, ed è sembrata sorridere anche lei, ma soltanto con gli occhi, non ha la forza per fare altro.
Alla fine erano più o meno cinquemila le persone che si sono unite al corteo…
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