Cresce il numero di migranti sbarcati in Italia. A dirlo sono i dati divulgati dal ministero degli Interni, attraverso il dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione. Prendendo in considerazione il periodo che va dall’inizio dell’anno a oggi le persone giunte nel nostro Paese sono 21.939, delle quali 2293 minori non accompagnati. La cifra assume maggiore significato se paragonata a quelle relative ai primi tre mesi del 2015 e del 2016: due anni fa erano stati 10.165 a sbarcare, mentre l’anno scorso 14.505, con un incremento rispettivamente del 115,83 e 51,25 per cento. Il primo trimestre, per quanto parziale, può servire a fare una proiezione di quanto potrebbe accadere nei prossimi mesi, considerando che le statistiche dicono che il periodo più ricco di sbarchi – per via delle condizioni meteorologiche più favorevoli – è quello compreso tra maggio e settembre.
Il porto più interessato è quello di Augusta con 6059 persone sbarcate, seguito da Catania (3570), Pozzallo (2135) e Trapani (1832). Quinto quello di Lampedusa con 1365 migranti arrivati nel 2017, un numero di poco superiore a quelli giunti a Messina (1265). Il porto che ha ricevuto meno migranti al momento è a Palermo, che con 975 è dietro anche a quello di Reggio Calabria.
Per quanto riguarda invece la distribuzione sul territorio, la Sicilia con l’otto per cento – pari a 13.446 unità è tra le regioni che accoglie di più, superata da Lombardia (13 per cento) e Campania (nove per cento). Guardando al caso siciliano, sono 3787 i migranti presenti nei centri di prima accoglienza, mentre 956 quelli che si trovano negli hotspot. Le nazioni di provenienza più ricorrenti tra quelle dichiarate al momento dell’arrivo in Italia sono la Guinea (2.705 migranti), la Nigeria (2.567) e il Bangladesh (2.107).
Un dato particolarmente interessante è quello legato al numero di ricollocamenti effettuati nei paesi dell’Unione europea, ovvero i migranti che, pur essendo sbarcati in una data nazione, possono beneficiare della possibilità di spostarsi in un’altra in seguito agli accordi stipulati, che riguardano quei soggetti in evidente necessità di protezione internazionale, appartenenti a nazionalità il cui tasso di riconoscimento di protezione sia pari o superiore al 75 per cento. In tal senso, nonostante l’obiettivo dichiarato sia stato quello di ricollocare 170mila persone entro settembre, a distanza di quasi due anni dall’accordo i numeri dicono che a essere stati trasferiti sono stati soltanto in 4438 su un totale di 8673 persone coinvolte nel programma.
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