Migranti, piazza vuota per il diritto d’asilo I comitati: «Non c’è un’emergenza sbarchi»

«Scendete in corteo o procedete camminando alla spicciolata?». Ieri pomeriggio in piazza Stesicoro un rappresentante delle forze dell’ordine s’è avvicinato agli organizzatori della manifestazione antirazzista che si sarebbe dovuta spostare, con striscione e megafono d’ordinanza, fino alla sede della prefettura, in via Etnea. Ma i partecipanti si sarebbero potuti contare sulla punta delle dita di quattro mani, da cui la domanda: «Chiedevo così, per sapere che fare». Del resto, le forze dell’ordine erano quante i partecipanti. E la prefettura, meta stabilita, era pure vuota. «Per solidarietà», ironizza una partecipante al corteo che, dopo qualche discussione, si è trasformato in una passeggiata di volantinaggio. Una marcia simbolica per chiedere il diritto d’asilo europeo per tutti i migranti e per raccontare ai cittadini di Catania cosa sta accadendo in Europa a seguito degli sbarchi di cui la Sicilia è stata ed è ancora teatro: «Si vuole creare l’allarme dell’invasione, i numeri degli arrivi non sono per nulla allarmanti per un Paese di 60milioni di abitanti».

Ma le tante associazioni che hanno aderito all’iniziativa, promossa dal coordinamento regionale dei comitati NoMuos, da Borderline Sicilia e dalla Rete antirazzista catanese, non sono bastate a coinvolgere i catanesi. «In realtà, queste sono solo le prime tappe di un percorso più lungo che prelude a un’estate di lotte, a un NoMuos tour per la smilitarizzazione della Sicilia», spiega Alfonso Distefano, della Rete antirazzista. «Il 19 siamo stati a Pozzallo, il 20 ad Augusta, poi Catania e il 22 giugno a Messina, per intercettare tutta la Sicilia orientale – prosegue Distefano – Da una parte sono eventi che ci servono per lanciare il Campeggio Resistente No Muos, che faremo a Niscemi dal 6 al 12 agosto, e che farà da preludio alla grande manifestazione che ci sarà lì il 9 agosto, a un anno dalla prima occupazione della base militare». Dall’altra parte, poi, «c’è il NoBorder train, partito alle 14 di oggi (ieri per chi legge, ndr) dalla stazione di Milano, con all’interno centinaia di attivisti antirazzisti e rifugiati siriani che tenteranno di violare simbolicamente le frontiere in Francia e in Svizzera». Una mobilitazione internazionale, insomma, che si chiuderà a Bruxelles con la Marcia dei sans-papiers del 26 e 27 giugno, quando nella capitale belga il Consiglio europeo si riunirà per discutere proprio di immigrazione.

«Quello per cui tutti gli attivisti stanno marciando in questi mesi è il diritto d’asilo europeo, cioè un canale sicuro e legale che permetta di accedere alle procedure di richiesta d’asilo direttamente dalle sedi consolari: non capiamo, per esempio, perché chi scappa dalla guerra in Siria non possa andare in un’ambasciata in Libano o in Giordania, chiedere asilo, avviare la procedura e concluderla nel paese di destinazione, che spesso non è l’Italia bensì uno del Nord Europa», prosegue il militante. Una soluzione del genere eviterebbe sia «di arricchire le mafie mediterranee» sia di scongiurare barconi e naufragi. Oggi, invece, i migranti irregolari che arrivano sulle nostre coste qui devono essere riconosciuti e qui devono formulare la loro richiesta d’asilo, altrimenti rischiano l’espulsione. Nell’attesa che la loro domanda venga esaminata, vengono portati nei centri temporanei di accoglienza per i richiedenti asilo, meglio noti con la sigla Cara. «A Mineo restano parcheggiati in migliaia, eppure nessuno si vuole fermare in Sicilia: il grosso dei migranti che sbarca vuole andare in Germania, Svezia, Francia o Gran Bretagna. L’Italia è solo una terra di transito e noi blocchiamo quegli uomini all’interno di prigioni informali».

Sono le «galere etniche dei Cie e dei Cara» a mettere insieme il comitato No Muos con quello per i diritti dei migranti: «Il movimento No Muos nasce per combattere la militarizzazione della Sicilia, contro tutte le guerre e le violenze, quelle contro i migranti ne fanno parte». «Ad Augusta c’è un centro di accoglienza per i minori non accompagnati – racconta Gianmarco Catalano, attivista del locale comitato No Muos – Stanno in una scuola predisposta dal Comune, un luogo non idoneo allo scopo: sono più di cento ragazzi, tra i 14 e i 17 anni, con solo due docce, stipati nelle brandine». Di fronte all’edificio, nel quartiere Terravecchia, il 20 giugno questi giovani migranti si sono uniti al presidio di solidarietà «e complicità» nei confronti dei rifugiati che sarebbero partiti di lì a poco sul No border train. «Era una risposta chiara ai comitati xenofobi nati ad Augusta negli ultimi mesi, che si sono battuti contro il centro di accoglienza augustese e che addirittura hanno proposto di scortare i barconi con le navi della Marina italiana fino ai porti di partenza, condannando chiaramente i migranti a morte certa». Una sorta di operazione Mare nostrum al contrario.

«Era prevedibile che con la buona stagione sarebbero aumentati gli sbarchi, di quale emergenza stiamo parlando? Questa situazione incivile è colpa della nostra disorganizzazione, l’emergenza è l’accoglienza», conclude Distefano. «Quest’isola sta diventando un enorme ghetto-lager», afferma Matteo Iannitti, ex candidato sindaco di Catania bene comune. «Purtroppo oggi il tema dell’immigrazione non è sentito come dovrebbe, ci stiamo abituando a rimanere indifferenti rispetto a catastrofi che riguardando centinaia di persone – prosegue Iannitti – Abbiamo letto migliaia di titoli di giornali sul delitto efferato di una giovane donna italiana (Yara Gambirasio, ndr), ogni giorno sentiamo di gommoni dispersi e di naufraghi sperduti nel mar Mediterraneo, che muoiono in mezzo alle onde, eppure, anche se sono tantissimi, non sono italiani e non fanno notizia. Anche questa è una forma  di razzismo».

Luisa Santangelo

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