Il calo degli sbarchi e l’accordo con la Libia; la gestione delle strutture di accoglienza in Sicilia; i minori stranieri non accompagnati sulle spalle dei Comuni. Abbiamo chiesto ai quattro principali candidati alla presidenza della Regione – Giancarlo Cancelleri, Claudio Fava, Fabrizio Micari e Nello Musumeci – la loro posizione rispetto a questi temi e le azioni che un loro eventuale governo intraprenderebbe. La prima tappa del viaggio di MeridioNews negli aspetti concreti della campagna elettorale. Per dare un giudizio sulle risposte degli aspiranti governatori, abbiamo coinvolto Mario Lavezzi, docente di Economia politica con specifico indirizzo sull’Analisi dei flussi migratori all’università di Palermo. «La prima impressione è che i candidati di destra siano più interessati alla sicurezza, quelli di sinistra all’integrazione», dice.
Partendo dal primo quesito, che chiamava in causa l’accordo tra Italia e Libia per mettere un freno agli sbarchi, il docente è chiaro: «Finché non esisterà un vero governo, parlare di affidabilità della Libia è affrettato. Inoltre avere un interlocutore politico non potrà bastare senza una seria ripresa per l’economia». Lavezzi ricorda come una buona parte dei migranti che lasciano il Paese nordafricano e arrivano in Sicilia si trovava in Libia già da diversi anni per lavorare. «Perché in ogni caso la Libia offriva delle opportunità lavorative migliori di molti paesi di origine di queste persone. Nel momento in cui la situazione è esplosa con la caduta di Gheddafi – continua – sono diventate merce di scambio. Per questo la Libia non può essere vista solo come una barriera politica per i flussi migratori».
Illusorio quindi pensare di bloccare gli sbarchi. «I candidati che ne fanno solo una questione di sicurezza e di ordine pubblico sbagliano – sottolinea il docente -. Il fatto che molti rischiano la morte per mettersi in mare ci dice quale valore abbia la vita nei loro Paesi di origine: zero. Scappare dalla guerra o scappare dalla fame non fa molta differenza, i flussi migratori continueranno, è illusorio pensare di risolverli con un inasprimento delle leggi». Ecco perché il docente evidenzia la bontà dell’approccio dei candidati che puntano più sull’integrazione. «Parola che nell’intervista hanno pronunciato Micari e Cancelleri».
Non convince il docente nemmeno l’idea di accentrare i poteri nelle mani di una persona. Sia Musumeci che Cancelleri, nel caso in cui diventassero presidenti, hanno annunciato di voler chiedere al governo di Roma la nomina a commissario straordinario per l’immigrazione. «L’idea alla base è che fare da soli significa fare meglio e più velocemente, ma tante gestioni commissariali hanno dimostrato che non è così».
Da economista, infine, Lavezzi si inserisce nella schiera di chi considera l’immigrazione una possibile risorsa economica, «a patto – precisa – che le istituzioni, compresa la Regione, svolgano una funzione di coordinamento. Facciamo un esempio: un cuoco straniero che apre un’attività e assume cinque italiani è una risorsa, perché è complementare all’attività di un lavoratore autoctono. Un cuoco straniero che sostituisce uno italiano che quindi viene licenziato, non è complementare. L’idea che gli stranieri portano via il lavoro si basa su un’idea che il numero di posti di lavori sia fisso, ma non è così. Il mercato del lavoro cambia, si evolve, e la politica insieme ad altri soggetti, penso alle banche e alle associazioni di categoria, devono creare le condizioni affinché le opportunità effettivamente siano sfruttate. Inoltre questo tipo di interazione può contribuire a creare le condizioni affinché nascano posti di lavoro altamente qualificati».
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