Dalla sua fondazione, nell’aprile 2014, fino ad oggi il coworking ristorante Moltivolti continua a essere luogo ideale di condivisione e integrazione. Non poteva che essere anche il punto di partenza della mostra fotografica intitolata Sguardi sui Ragazzi Harraga: bruciare le frontiere per raccontare un nuovo mondo, che raccoglie alcuni scatti che immortalano i giovani migranti che sono stati parte del progetto omonimo di inclusione sociale promosso dal Ciai. A fotografare questi giovani sono stati quattro fotografi dello Studio 14 di Novara, che li hanno raccontati attraverso la loro vita quotidiana qui a Palermo. «Le foto sono state scattate durante la fase conclusiva del progetto. Guardatele bene: non sono immagini tristi o folkloristiche, sono immagini quotidiane, felici», spiega Alessandra Sciurba, referente del Ciai per il progetto.
«Qui io ho trovato un posto dove stare e cibo sulla tavola, ho potuto studiare e imparare moltissime cose, e sono grato per questo» racconta Numu Touray, facilitatore insieme a Ben Said Moussa del progetto Ragazzi Harraga, o semplicemente, come si definisce lui scherzosamente un «ex minore». E se sei un migrante e arrivi non ancora maggiorenne, sono tante le cose che ancora oggi andrebbero migliorate, a sentire Ben. Ma c’è spazio anche per i ricordi: «Una volta sulla soglia di un locale mi sono accorto che dentro erano tutti bianchi – racconta -. L’amico che era con me era perplesso, ma io mi sono detto che non poteva essere che non ci volessero. Così ho puntato una sedia in fondo al locale, mi sono fatto strada e mi sono seduto. Il mio amico non se l’è sentita. Ma lì ho potuto vedere che siamo davvero tutti uguali».
Non casuale la scelta del luogo in cui inaugurare la mostra, ma anche il giorno, quello cioè dedicato ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ieri pomeriggio ha visto sfilare in piazza Verdi numerosi cittadini, fra insegnati, educatori e famiglie, per sensibilizzare sul tema dello ius soli, attuale argomento di legge che aspetta di superare lo step del Senato. «Una giornata che rappresenta il nostro impegno come cittadini e come comunità», dice subito l’assessore alle Politiche sociali Giuseppe Mattina, presente alla mostra. «È necessario che ciascuno di questi ragazzi abbia una famiglia di riferimento o un adulto che gli faccia da mentore quando questo non è possibile. Un impegno che dovremmo assumere con chiarezza. Oltre a migliorare il nostro sistema di accoglienza e capire cosa accade dopo i 18 anni, attivando da subito dei percorsi adatti che forniscano loro gli strumenti necessari per vivere la propria vita in questa città».
D’accordo anche Lino D’Andrea, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune, che ha ribadito l’importanza di occuparsi di ragazzi e ragazze 365 giorni all’anno, non solo in occasioni di ricorrenze dedicate ai diritti. «Solo pochi giorni fa la Convenzione Onu ha stabilito che da zero a 18 anni i giovani sul territorio hanno tutti gli stessi diritti. Io aggiungo che hanno pure gli stessi sogni, vedono gli stessi colori. Non ci sono differenze, i percorsi sono uguali, così come i desideri. Perché noi adulti, allora, continuiamo a porre una resistenza o facciamo delle differenze? Il problema è solo nostro». Siamo, secondo lui, una società che deve per forza trovare sempre un contrario a tutto. «Noi siamo di passaggio, il territorio non ci appartiene – torna a dire -. Ognuno rivendica diritti che non lo sono, ognuno si è costruito i propri. Allora chiediamoci quale futuro vogliamo e come vogliamo vivere. Il futuro è di tutti noi, quindi costruiamocelo insieme».
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