Migranti, Codacons: “Garantire la sicurezza sanitaria alle Forze dell’ordine”

AGENTI ESPOSTI A  RISCHI E ABBANDONATI ALLA SORTE. CI SONO GIA’ QUELLI CHE SI SONO BECCATI LA TBC. SI ASPETTA LA TRAGEDIA?

‘Chiediamo ai due dicasteri di attivarsi per fornire a tutte le forze dell’ordine, volontari ed operatori sanitari, operanti in Sicilia nel settore dell’accoglienza ai profughi, gli strumenti necessari a garantire igiene e sicurezza sanitaria”.
Questo l’appello rivolto ai titolari del ministero della salute e del Viminale da Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons, dopo l’allarme  lanciato dalla Consap in merito ai rischi sanitari per i poliziotti che accolgono gli immigrati sbarcati in Sicilia.

“Servono cioè dotazioni di sicurezza speciali che evitino contagi o il diffondersi di malattie, considerando che i costi per tali misure di precauzione sarebbero di sicuro inferiori ai costi sanitari nel caso in cui dovesse scoppiare une epidemia”. ”Senza contare – conclude Tanasi – che in caso di contagio tra profughi e forze dell’ordine sprovvisti di protezione, questi ultimi potrebbero chiedere maxi-risarcimenti allo Stato Italiano”.

Il Consap, uno dei sindacati della polizia, ha più volte richiamato l’attenzione sulla gravità dei rischi e ha già dato notizia di agenti contagiati da tubercolosi.

E, insieme con l’Ugl polizia, ha proprio chiesto di non avvalersi più delle forze dell’ordine per l’operazione Mare Nostrum:

“L’accoglienza agli immigrati non puo’ mettere a rischio la salute pubblica, ne’ quella delle forze dell’ordine impegnate a fronteggiare le emergenze, ne’ quella dei cittadini”. Cosi’ il segretario generale dell’Ugl Polizia di Stato di Palermo, Antonino Piritore ha espresso la sua preoccupazione
“Da gennaio ad oggi – si legge in una nota diffusa dal segretario – gli immigrati sbarcati sulle nostre coste sono oltre 61 mila: gli extracomunitari provengono soprattutto da zone di guerra o da aree del globo dove malattie come la meningite, la scabbia e la tubercolosi, da anni debellate sul nostro territorio, sono ancora molto diffuse; giunti in Italia, dopo una visita medica superficiale, vengono lasciati liberi di circolare con la conseguenza di possibili contagi tra forze dell’ordine e civili”.

I sindacati di settore hanno chiaramente parlato di “assenza degli opportuni e dovuti materiali indispensabili a prevenire il contagio: la profilassi, quando attivata, viene infatti eseguita dopo che i poliziotti hanno avuto contatti con altri colleghi, familiari e amici; non a caso, ad oggi si registrano tra essi e tra i militari diversi casi di positivita’ alla tubercolosi”.

Redazione

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