Migranti, centri Sprar al collasso e rischio chiusura «Dove sono i fondi dati dal ministero al Comune?»

«Purtroppo le procedure amministrative e contabili sono più lente della vita delle persone». Risponde così Agnese Ciulla, assessora alle Attività Sociali, alla polemica sollevata dal presidente della Consulta delle Culture, Adham Darawsha. L’uomo ha lanciato un serio allarme sulla situazione dei centri Sprar, a rischio chiusura per via dei soldi che non arrivano. Sono sette le strutture accreditate in città e deputate all’accoglienza e presa in carico di rifugiati e richiedenti asilo, e occupano decine di operatori tra psicologi e mediatori culturali. I posti disponibili per l’accoglienza in totale sono 126 divisi fra 94 ordinari e 32 aggiuntivi.

«Di concerto con la ragioneria, stiamo cercando di trovare le possibili soluzioni per pagare al più presto possibile. Alcune determine di pagamento sono già state inviate da qualche mese e quindi c’è un tema legato ai nuovi fondi in attesa del Ministero, ci stiamo lavorando» continua l’assessora. Lo scorso aprile, infatti, le somme ordinarie relative all’anno 2015 sarebbero state finalmente erogate. Ma questo non basta. «Non c’è una contrapposizione, ma una necessità assoluta di intervenire e su questo siamo già a lavoro. Il problema sono le lungaggini dovute al meccanismo burocratico. Perché di fatto l’ufficio preposto ha già fatto qualcosa in merito, non siamo fermi e non ci siamo dimenticati, anzi» conclude Ciulla.

Il presidente Darawsha, tuttavia, continua a essere negativo. «Queste lungaggini burocratiche sono già avvenute l’anno scorso e le comunità non possono reggere questo sistema di pagamento», replica all’assessora. «Il Comune si deve prendere carico, visto che non si tratta di soldi comunali, di trasferire subito tutte le somme dovute e anticipate dal Ministero dell’Interno alle comunità, altrimenti queste non potranno andare avanti». Somme che per la maggior parte sarebbero ancora in attesa di essere stanziate e distribuite ai centri palermitani. Secondo Darawsha il vero problema sarebbe «il continuo rimpallo fra attività sociali e bilancio». «Quindi – torna a dire – chiedo in modo categorico a questa amministrazione di risolvere la questione». 

I ritardi nei pagamenti, riferisce ancora il presidente della Consulta, sono dovuti a «questioni di rendicontazione e problemi di incomprensione tra i vari uffici comunali». Non sono state poche, riferisce ancora, le conseguenze che di riflesso si sono abbattute sulle comunità, alle prese con problemi di gestione e col pagamento dei servizi e degli stipendi per gli operatori, che anzi ci avrebbero rimesso di tasca propria. Pochi i soldi anche da destinare alle borse lavoro per i migranti o per fare semplicemente la spesa. «Quest’anno il Ministero ha già erogato il 40 per cento delle somme, quindi circa 600-700 mila euro. Ma le comunità ad oggi non hanno ricevuto un euro – insiste il presidente – Si profila il concreto pericolo che i centri chiudano i battenti perché non potranno o non vorranno più andare avanti in queste condizioni. E potrebbero addirittura rifiutare di accettare la proroga del servizio di un altro anno. Il Comune deve agire immediatamente per scongiurare questo rischio».

Aggiornamento: Il Comune di Palermo ha inviato una nota stampa sulla vicenda degli Sprar: «Con riferimento alla problematica dei ritardati pagamenti per i centri

Sprar che ospitano cittadini extracomunitari nell’ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, l’assessore al Bilancio, Luciano Abbonato informa che “a seguito dell’approvazione del bilancio comunale è stato possibile sbloccare i pagamenti che, per un importo complessivo di circa 250 mila euro, sono stati effettuati e

sono in corso con mandati emessi fino a stamattina. Per altri pagamenti, per complessivi circa 400 mila euro a seguito dell’accreditamento delle relative somme da parte del Ministero dell’Interno gli Uffici competenti stanno provvedendo all’emanazione dei mandati e quindi si potrà procedere al materiale pagamento delle somme entro pochi giorni».

Silvia Buffa

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