Migranti, cento nuovi arrivi al Palacannizzaro Niente sport al Palaspedini, ancora chiuso

«Devono venire qui i migranti? Ma è troppo piccolo». Poca gente in via Zia Lisa, tra capannoni, officine e qualche sporadico passante: la notizia che la ex caserma della compagnia Fontanarossa verrà presto utilizzata per l’accoglienza dei migranti non è ancora molto diffusa. Ma nell’edificio, abbandonato dai militari nel luglio del 2010 per trasferirsi a pochi chilometri nella Villa Papale di Villaggio Sant’Agata, un’antica masseria ristrutturata, sembra ancora lontano il momento dell’accoglienza. Secondo quanto dichiarato dalla Prefettura, mancano ancora le utenze per essere utilizzabile. E i lavori procedono quasi quotidianamente.

«Fino a giovedì scorso ho visto una squadra di operai della Multiservizi entrare dentro per pulire», racconta Giuseppe, gommista la cui attività è proprio di fronte l’edificio. «Stamattina c’era una macchina della Sidra invece qui fuori, credo stesse controllando i tubi dell’acqua», aggiunge l’uomo. Ma dall’esterno dell’edificio, con mura alte che impediscono la vista anche dai capannoni limitrofi, è impossibile stabilire quale sia lo stato della struttura. Tanto che ieri un centinaio di migranti, parte degli oltre 400 sbarcati ad Augusta, è stato ospitato ancora una volta al Palacannizzaro.

«Sono arrivati nella tarda mattinata da Siracusa, qualcuno è già stato trasferito al Cara», racconta Alfonso Di Stefano, della Rete anti razzista catanese, arrivato ieri pomeriggio al palasport di Aci Castello per informarsi della situazione. «Ho visto uscire un furgoncino senza marchio con una dozzina di immigrati dell’Africa subsahariana, diretto verso Acireale», afferma Di Stefano. Al Palaspedini intanto sono ancora una ventina i migranti presenti, tutti arrivati in città con lo sbarco dello scorso 31 ottobre. «Fino a quando non verranno liberati i locali, non possiamo sapere in quali tempi il palasport potrà essere riutilizzato per le attività sportive», riferiscono dalla direzione sport del Comune di Catania. Trasferiti gli ultimi richiedenti asilo infatti, l’impianto sportivo dovrà seguire «una giusta profilassi per garantire l’igiene degli utenti, e anche su questo non ci sono tempi certi», continuano dagli uffici di piazza Spedini. Le società sportive che normalmente si allenano nell’impianto, intanto, protestano per il prolungarsi dei disagi.

«Normalmente procedono in due giorni alla disinfestazione, e non si può entrare nella struttura per 48 ore. Poi la Protezione civile necessita di un ulteriore giorno per raccogliere tutti i materiali lasciati e gli oggetti personali. Anche per questa settimana credo che ci dovremo rivolgere ad altri impianti», spiega Francesca Minnicino, presidente della Coordiner Club Catania, attualmente prima squadra cittadina, essendo l’unica ad affrontare il campionato nazionale maschile di serie B. Ma delle tre partite di campionato, finora, nessuna è stata giocata nell’impianto di casa.

«E’ una situazione assolutamente insostenibile, ci siamo ritrovati a campionato già iniziato senza un campo di allenamento. Abbiamo sollecitato più volte l’amministrazione comunale, ci rispondono che dipende dalla Prefettura», si sfoga Minnicino. «Da parte nostra c’è piena solidarietà, capiamo l’emergenza – prosegue il presidente della Coordiner – Ma a Catania non c’è solo il Palaspedini, che è l’unico impianto dedicato alla pallavolo, mentre gli altri sono tutti occupati dal basket. Capiamo anche le loro esigenze, al Pala Catania c’è una società che disputa il campionato nazionale di A2 femminile. – conclude Minnicino – Noi per gli allenamenti usiamo una palestra scolastica».

Leandro Perrotta

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