Migranti, 363 sbarcano a Pozzallo con la ong Open Arms Sui corpi i segni delle torture inflitte dai trafficanti libici

Applausi, grida di gioia, mani verso il cielo, abbracci. Così i 363 migranti a bordo della nave della ong Open Arms hanno salutato la notizia che, dopo diversi giorni in mare, l’Italia ha dato loro un porto dove sbarcare: Pozzallo. Stamattina l’imbarcazione della ong spagnola è arrivata in Sicilia e, superati tutti i protocolli sanitari, sono iniziate le operazioni. 

I migranti sono stati soccorsi in cinque diverse operazioni di salvataggio, gli ultimi cento il 30 gennaio. Dopo tre giorni, e dopo il rifiuto da parte di Malta, il ministero dell’Interno italiano ha dato il via libera, indicando Pozzallo come destinazione. Anche questa volta scatta l’accordo europeo siglato a Malta che prevede il ricollocamento, su base volontaria, in diversi Stati dell’Unione europea. La prima accoglienza verrà data nell’hotspot di Pozzallo che attualmente è vuoto, visto che i migranti arrivati nei mesi precedenti sono stati tutti ricollocati. 

Tra i 363 soccorsi dalla Open Arms c’è pure Mohamed, 17enne somalo. Come racconta la Ong su Twitter, prima di partire dalla Libia, ha subito le torture dei trafficanti. A raccontare le atrocità è la foto del suo torace e del suo addome, martoriati dai segni del coltello arroventato con cui è stato torturato.

Le operazioni di sbarco sono più lunghe del previsto: lo stato di emergenza dichiarato dal governo per il Coronavirus impone un lungo protocollo. Sulla nave è salito il medico di porto, Vincenzo Morello, coadiuvato da tre colleghi. Imponente la macchina dell’accoglienza, con ambulanze e medici in banchina, trattandosi del primo sbarco dopo l’emergenza sanitaria.

Salvo Catalano

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